REASTA bloccata da sgambetti politici

25 ottobre 2016 | 14:40
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REASTA bloccata da sgambetti politici

di Eleonora Falci

L’Assessore Di Matteo contro il consigliere Pietrucci: un assessore dalla lunga esperienza politica contro un “giovanotto“, così come è stato apostrofato lo stesso consigliere aquilano. Questione di generazioni politiche: o meglio, di “lesa maestà“, sottolinea Pietrucci. Insomma, maggioranza contro maggioranza su un tema, quello del soccorso alpino, che ha – cosa più unica che rara – visto l’impegno bipartisan dei consiglieri regionali nell’estensione della legge.
E’ guerra sulla legge REASTA, quella che regolamenta le operazioni di soccorso in montagna, introducendo anche un pagamento in caso di intervento non strettamente necessario. La battaglia non è tanto sui contenuti – visto che ci si è arrivati con un percorso di condivisione estremamente partecipato, coinvolgendo professionisti, Guide Alpine, 118, Maestri di Sci, squadre di soccorso alpino della Guardia di Finanza, Forestale e della Polizia: quanto strettamente politica e legata ai mal di pancia e alle vere e proprie prese di posizione da parte di elementi dell’esecutivo. Ribellioni che si registrano sempre più frequenti nell’era D’Alfonso.

Alla richiesta di Pietrucci di inserire all’ordine del giorno del consiglio odierno la discussione di REASTA, l’Assessore Di Matteo si è alzato per dichiararsi contrario: il motivo è legato al fatto che l’assessore, che ha, fra le altre, la delega alla montagna, ha denunciato di non essere stato coinvolto nella discussione della legge. “C’è chi ha la presunzione di poter fare tutto: questa non è una legge condivisa dalla maggioranza perché io non ne so niente. Io sono contrario a provvedimenti come questi, inseriti in maniera estemporanea: bisogna discutere in maggioranza dei provvedimenti.”

Un vero e proprio attacco a come vengono prese le decisioni in consiglio regionale: un lungo strascico, questo, della lettera che solo poche settimane fa lo stesso Di Matteo, insieme a Gerosolimo ed Olivieri, aveva indirizzato al Presidente D’Alfonso, accusandolo, di fatto, della mancanza di collegialità nelle decisioni. Con Gerosolimo impegnato a Roma per la vicenda Snam, e Olivieri assente, Di Matteo è l’unico presente oggi in Aula fra i “ribelli”.

E’ un fatto gravissimo che un componente dell’esecutivo voglia togliere e limitare la potestà legislativa al Consiglio, come se fosse lesa maestà” ribatte Pietrucci, che sposta il fuoco del suo intervento sul “pozzangherismo“. “Ci sono sedi apposite in cui discutere di beghe politiche. I progetti di legge vengono depositati, elaborati e dietro a questo percorso c’è un grande lavoro anche dell’opposizione: dai 5 stelle a Forza Italia. Questo è un progetto indispensabile per la nostra montagna, visto l’avvicinarsi della stagione invernale, e non è il caso di favorire il pozzangherismo su questioni serie e importanti come queste. Se ci sono beghe di maggioranza si discutono nelle sedi opportune”.
Rincara Di Matteo, con un durissimo faccia a faccia. “Avevo diffidato dal fare queste cose: io sono l’assessore con delega alla montagna. E’ il consigliere che non segue in maniera regolare i processi decisionali della Pubblica Amministrazione. Nessun giovanotto può venire a insegnare a me in tema di correttezza istituzionale.

A microfoni spenti continua lo scontro. “Vieni a fare l’assessore e poi vedi”, dice Di Matteo a un Pietrucci che ribatte di non avere l’ambizione a far parte della Giunta.

Finisce nell’unico modo possibile per placare gli animi: il ritorno in Commissione, con l’interessamento dell’Assessore Di Matteo, e il conseguente ritardo nell’approvazione di una legge che pareva essere già in dirittura d’arrivo.

Con i venti di guerra in consiglio che non si placano, anzi: la seduta, viene sospesa più volte e poi chiusa per la mancanza del numero legale alle 17. “La mia richiesta di verifica del numero legale è stata il prologo a un finale comico, anzi tragico.” commenta Mauro Febbo, Forza Italia. “La seduta del Consiglio regionale odierna si è conclusa con la pessima figura della maggioranza di centrosinistra che non è riuscita a garantire i numeri in Aula costringendo il Presidente del Consiglio Di Pangrazio a sospendere la seduta anticipatamente. Un epilogo vergognoso per una seduta che all’ordine del giorno non prevedeva punti rilevanti ma che conferma lo sfaldamento all’interno del centrosinistra. I lavori odierni, iniziati con abbondante ritardo, erano partiti con 18 Consiglieri di maggioranza salvo poi perdere pezzi nel corso della giornata e chiudere con 12 rappresentanti compreso il sottoscritto che era il richiedente del numero legale.”