Un processo lungo cento mesi…

di Silvio Sarta
Il vero padrone degli uomini e delle donne è il tempo. Da sempre. Il tempo è alla lettera tutto ciò che abbiamo. Comincia, scorre e finisce senza badare granché a progetti, sogni, ricchezze e miserie. Quindi, per definizione, è prezioso, anzi unico. Il tempo è un monarca assoluto che gli uomini, talvolta, rendono un tiranno.
Sarà anche filosofia d’accatto, ma a questo, proprio a questo, ho pensato apprendendo di una condanna per truffa ai danni di Angelini, ex re (evidentemente un re minore rispetto a sua maestà il Tempo…) delle cliniche private abruzzesi.
Angelini, con le sue dichiarazioni, confessioni, accuse, fu il trave portante del castello accusatorio che portò in prigione e di fatto espulse dalla politica l’allora governatore Ottaviano del Turco. Il tempo, appunto. Sono passati otto anni, tre mesi e tredici giorni da quel memorabile e cliccatissimo arresto, quasi cento mesi, provate a contarli in giorni.
Ah, il tempo… Il processo di primo grado con condanna per Del Turco, l’appello con condanna ridotta e molte contraddizioni, infine la Cassazione che verrà ai primi di dicembre.
Da quell’epoca, apparentemente lontana, la clessidra del tempo si è come appannata, nel senso che il meccanismo interno risulta invisibile e i granellini di sabbia che tutto determinano scorrono liberi e senza controllo. Nel frattempo le parti in causa, che non solo soltanto due, non si sono schiodate dalle rispettive posizioni: opposte e inconciliabili. Questa è peraltro la logica, la dinamica di ogni singolo processo.
La logica, appunto. Sulla logica che diventa verità si indaga, si scrive, si combatte, si vince e si perde, si vive oppure in qualche modo si muore, comunque sia si giudica. Ognuno fa il proprio mestiere. Io qui voglio fare il mestiere del filosofo, fino a prova contraria ho la libertà di farlo. La filosofia (dal greco amore per la sapienza) indaga sopra ogni cosa l’uomo con l’intero bagaglio del suo essere. Procedo allora al paradosso filosofico finale. Ci sono due uomini, il primo, affidabile prima inaffidabile poi, giura di aver sperperato un tesoro per l’avidità smodata del secondo, il quale nega con forza ma soccombe. Del tesoro sostanzialmente non vi è traccia. Sullo sfondo i problemi restano sul tappeto.
Magari un vecchio saggio zen avrebbe sussurrato: a chi affidereste, diciamo, una cassetta di mele, al primo o al secondo?
Intanto il tempo passa…
*Silvio Sarta, giornalista sportivo Rai, lavora per anni con Biscardi nel Processo del Lunedì; Telemontecarlo; direttore sportivo Rete8. Scrittore ed attore teatrale. Silvio Sarta torna Al Centro dell’Attenzione su IlCapoluogo con un appuntamento settimanale di approfondimento e con una rubrica ControVento.