#Glocal16, Come comunica la politica sul Web

18 novembre 2016 | 17:46
Share0
#Glocal16, Come comunica la politica sul Web

di Roberta Galeotti

Da Renzi al consigliere comunale, come può comunicare la politica sul web? Da Twitter a Facebook ormai i politici lanciano continuamente nell’etere pensieri, foto, comunicati e proclama. Sia i lettori che i giornalisti restano spesso spiazzati dai tweet o dai post che i politici stessi, o i loro gostwriter, lanciano sui social. I giornalisti hanno perso il ruolo di diffusori di informazione che viene immessa nell’etere direttamente dal politico di turno. Così il caso Trump che, a detta di molti giornalisti, avrebbe vinto le elezioni americane grazie all’onda dei social.

«La politica si sta impadronendo del mondo digitale – ha spiegato Daniele Chieffi, direttore della Collana Neo Franco Angeli Editori -, a volte fanno bene, a volte creano delle realtà complesse. Le nuove dinamiche del digitale stanno cambiando gli assetti politici: la vittoria di Trump o il fenomeno dei 5 stelle ne sono un esempio».

La vittoria di Trump ha sconvolto il mondo dell’informazione, che non aveva capito l’orientamento degli elettori americani, ed ha manifestato la potenza dei social media.

«Un pezzo di elettorato pone domande alle quali chi governa non sa dare risposte e, anzi, sostiene che la domanda sia sbagliata. Trump è stato la risposta a quella gente – sostiene Antonio Palmieri, parlamentare ed esperto di comunicazione politica -. Trump piace alla gente, ma non piace all’establishment».

«La vittoria di Trump rappresenta la sconfitta dei giornalisti – aggiunge Marco Castelnuovo, giornalista de Il Corriere della sera -, che ora dovrebbero astenersi dal commentare ed analizzare il fenomeno. I giornali non raccontano più come sia l’Italia e come si viva in Italia. I giornalisti devono ricostruire la loro capacità di interpretare e raccontare il sentiment. Alcuni politici sono negati ad usare i social. Non tutti sono bravi ad usare tutto».

I social vanno studiati ed utilizzati in modo corretto.

«Facebook genera delle bolle – spiega Stefano Origlia, esperto di comunicazione politica -, chiamate filtred bubble, che con degli algoritmi ripropone dei contenuti agli utenti coerenti con le loro interazioni. Quando un messaggio entra nella bolla filtrante sarà ripropagato all’ennesima potenza.

«Trump ha saputo meglio interpretare il sistema elettorale – spiega Daniele Bellasio, caporedattore web del Sole24ore -, i democratici non ci hanno capito nulla. L’onda non era sul web ed il web non ha portato Trump alla Casa Bianca.

Trump, però – continua Bellasio -, è stato in  grado di usare al meglio il web, di costruirsi una identità digitale migliore; ha saputo usare meglio i mezzi di comunicazione. Ha capito che per essere credibili, per essere riconosciuti bisogna costruirsi un’identità digitale rispondente alla propria verità. L’elettore e navigatore ha riconosciuto Trump nelle sue immagini, la campagna di Hillary non è stata vincente, perchè non è stata vera ma ha teso a costruire una immagine ‘forzata’, ‘costruita’ e studiata a tavolino. Al contempo i dem non sono stati in grado di costruire nemmeno una comunità intorno al partito».

Trump ha mandato messaggi al mondo rurale americano usando il sistema dei preroll, cioè dei video caricati precedentemente ai video di youtube per cacciatori e pescatori e si è rivolto a loro. Trump è stato la voce dei non ascoltati.

I social vanno studiati e non è semplice saperli usare. Molti li usano indistintamente, specialmente la politica, mentre non sono tutti uguali: Facebook Instagram, Twitter, Snapchat non posso essere usati allo stesso modo.