Precari, un terremoto val bene un’assunzione

Riceviamo e pubblichiamo una lettera aperta, giunta alla nostra redazione dopo la pubblicazione degli articoli che hanno trattato i provvedimenti di assunzione e stabilizzazione di alcuni precari (quelli del settore ambiente della Regione) inseriti nelle misure urgenti rivolte alle popolazioni colpite dal sisma.
Gentile Direttore,
Dopo attenta lettura delle ultime denunce relative a come la Regione Abruzzo, grazie ai morti del terremoto marchigiano-laziale, garantirà, in deroga alla legge, un posto fisso a precari di serie A, essendosi già liberata, a norma di legge, di quelli di serie B, mi sento in dovere di integrare quanto da te esposto.
Appare innanzitutto superfluo ricordarti che da sempre all’interno delle istituzioni pubbliche, chi ha un santo in paradiso sarà benedetto e gli altri … all’inferno.
Il problema è, caro Direttore, che questo giochetto, portato avanti in diverse e fantasiose forme, oltre ad avvilire i precari come li chiamo io, non funzionali, (decidi tu a quale scopo….), colpisce ed umilia anche i dipendenti laureati che si vedono così superati in possibili e future possibilità di crescita e magari, carriera.
Difatti i “santificati” con laurea, entreranno nei ruoli pubblici con il livello che loro si addice (D), in barba ad ingegneri, architetti, economisti, avvocati, geologi etc.. regionali, assunti con livello inferiore (C) i quali svolgono da sempre un lavoro fondamentale, con professionalità e competenza (superiori talvolta a quelle dei loro Dirigenti), e di cui l’amministrazione approfitta, sottopagandoli, nel silenzio colpevole dei sindacati ed a cascata di tutti coloro che, da questo sistema sperano di poter un giorno trarne vantaggio.
Forse sarebbe il caso che la Regione, prima di cercare al di fuori, (artatamente), le introvabili ed insostituibili professionalità di cui necessita, faccia serie ricognizioni interne e provveda alle necessarie verticalizzazioni.
E’, oltre che previsione di legge, un sano principio di economia.
Difatti pagare il passaggio di un dipenente interno da “C” a “D”, costa poche decine di euro, mentre “assumere” un laureato (magari con uguale titolo di studio), costa a confronto, cifre enormi.
Ma si sa. L’economia, in politica, ha altro metro di misura che non il denaro.
Un’ultima postilla.
Visto che i nostri amati amministratori, immersi quotidianamente nei fumi del loro indefesso lavorio, hanno bisogno di un pungolo pre-elettorale per riemergere alla più triste realtà, (altrimenti non ci sentono proprio), ti ricordo che in primavera si voterà per il primo cittadino… A buon intenditor…
Furio Castrilli