La battaglia contro Equitalia continua

27 novembre 2016 | 11:10
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La battaglia contro Equitalia continua

Dopo le varie dimostrazioni davanti la sede di Equitalia a l’Aquila in via Strinella, prima con un carico di letame, poi con un pallottoliere gigante ed infine con duemila zappe in regalo, Dino Rossi riceve una lettera da Equitalia che gli chiede le generalità. L’ente deve ancora sottoscrivere il presunto debito che l’azienda agricola Dino Rossi sita in Ofena avrebbe contratto in seguito a delle problematiche del settore.

Infatti, l’azienda agricola Rossi è una delle tante aziende italiane ridotte al lastrico, grazie anche al contributo di Equitalia che, non tenendo conto dei problemi di gestione aziendali, per riscuotere piccole somme ingessa attività con capitali di svariati milioni di euro e impedisce l’accesso al credito quando iscrive le ipoteche legali e i pignoramenti verso terzi. «Un vero colpo di mannaia all’economia – dichiara Dino Rossi -. In molti si sono rassegnati, c’è chi addirittura ha preferito farla finita con una fune intorno al collo, ma c’è chi invece, come me, ha reagito combattendo con tutti le forze, anche portando i conti in piazza, facendo capire a tutti, quello che i nostri politici sono capaci di fare.

Equitalia non ha mai voluto dichiarare il debito che a mia azienda agricola aveva contratto, anche in presenza degli agenti della digos e delle testate di tv locali e nazionali La 7, si è limitata solo a consegnare al titolare dell’azienda agricola un pacco di cartelle la cui somma ammonta ad €140.744,16, di cui il costo di Equitalia arriva a 41.910,30, più 19.160,50 di interessi e sanzioni per un totale di 61.070,80 pari ad una percentuale del 64%. Nel conteggio risultano altri 15,741,56 di cartelle sospese di cui non se ne conosce la motivazione della sospensione ed Equitalia non è stata in grado di fornire spiegazioni in merito. Quindi, a conti fatti, il debito con Equitalia ammonterebbe 156.485,72».
A questo punto, con i conti alla mano, il signor Rossi ha presentato un esposto alla procura dell’Aquila tramite l’avvocato Maria Teresa Di Rocco, per il quale è stato chiesto l’archiviazione, ma il procedimento è rimasto aperto in quanto c’è stato accoglimento del ricorso da parte del legale, nel contempo però, si è potuto visionare i documenti nel Fascicolo e di qui la scoperta: «Il debito misteriosamente si è volatilizzato arrivando ad una modica cifra di € 60.926,85 – aggiunge Rossi -, a questo punto non ci rimane altro che chiedere il rateizzo. L’azienda agricola Rossi attraverso l’avvocato Davide Tagliente del foro di Pescara che si occupa della parte tributaria del Rossi, invia ad Equitalia due missive tramite pec per la richiesta di rateizzo del debito, visto che finalmente Equitalia si è sbottonata per la presenza della Procura e solo nella seconda missiva di diffida si fa viva con testuali parole:
Gent.mo avv. Tagliente, al fine di poter compiutamente evadere la richiesta inerente il contribuente indicato in oggetto, Le chiediamo, gentilmente, di inviarci i dati anagrafici del Sig. Rossi Dino. In attesa, cordiali saluti“.
«Qui lo stupore di tutti noi appena letta la risposta – conclude Rossi -, dopo aver fatto manifestazioni a livello nazionale e riempito pagine di giornali on line e cartacei, Equitalia fa finta di non conoscere l’azienda agricola Dino Rossi, forse non gli è bastato il letame».

Dino Rossi ha inviato alle varie sedi provinciale, regionale e nazionale di Equitalia l’ufficiale giudiziario per la notifica della diffida, rimanendo in attesa di risposta. «Confidiamo anche in un oculato e attento lavoro della Magistratura aquilana – chiosa il combattivo contribuente – per il procedimento ancora aperto e alla Procura di Trani per usura al fine di porre un freno a chi per il loro comportamento ha portato i contribuenti al suicidio».