IL LAMENTO DELLA POVERA VEDOVA |
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Don Chisciotte tinge l’arena di rosso

29 novembre 2016 | 14:18
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Don Chisciotte tinge l’arena di rosso

Signore mio, avete ascoltato le ultime esternazioni di Don Chisciotte? Altro che lamenti della povera vedova. Fulmini, tempeste, marosi, terremoti. Che succederà?

Mia cara, dovresti ricordare che, nel corso dei festeggiamenti del “Protettore”, i fedeli amano coronare la festa con i fuochi pirotecnici. Alla chiusura si odono dai tre ai cinque spari fortissimi, senza luminarie. Sono definiti “colpi scuri”. Anche Don Chisciotte è arrivato alla fine e spara all’impazzata, così come effettua le cariche contro i mulini a vento, senza mai centrarne uno.

Signore, mi dispiace, ma devo precisare che in alcune cariche è andato a segno.

Signora mia, apprezzo la tua volontà di sostenere, almeno moralmente, il grande Hidalgo aquilano. Ti vorrei consigliare di rivolgere altrove le tue attenzioni. Se fosse andato a segno in una delle cariche, sarebbe rimasto “impalato” nell’elica del mulino a vento fino alla fine. Fino alla completa estinzione dei venti.

Mio caro Signore, ultimamente ha redarguito aspramente i giornalisti perché, puntualmente e spietatamente, hanno riferito discorsi mai pronunciati. Forse, letti nei suoi pensieri. Non mi sembra giusto.

Carissima, Don Chisciotte, fino ad oggi, non ha detto a te e ai cittadini aquilani che ama la trasparenza. Ecco perché i giornalisti hanno potuto leggere quello che non ha detto, ma che era ben impresso nell’animo del grande Hidalgo. Non ha anche affermato di essere un libro aperto, sul quale tutti avrebbero potuto leggere? In confidenza, posso dirti una cosa? Su quel libro non c’è scritto nulla. Sono tutte pagine bianche. Intonse.

Signore, mi permetto di riferire solo qualche suo discorso. Ha detto che adesso non può parlare, ma appena svincolato dal peso della carica pubblica, si toglierà qualche sassolino dalle scarpe. Sta preparando un memoriale.

Cara vedova, fammi una cortesia nell’interesse del tuo raccomandato Don Chisciotte, non fargli fare una immane fatica inutile. Avvertilo che “Le mie prigioni” le ha scritte da tempo un tale Silvio Pellico. Riproporre la stessa opera, riveduta e corretta, potrebbe puzzare di plagio. Per i sassolini sarebbe bene che si facesse consigliare dalla Raggi, Sindaco di Roma. Penso che vada in giro scalza.

Signore, ho l’impressione che lo vogliano escluderlo anche dalla scelta del futuro successore. Non mi sembra giusto. Ha cercato di formare diversi elementi. Credo abbia il diritto di dare qualche indicazione.

Carissima, non hai notato che l’arena si è tinta di rosso? Non è il solo colore del tramonto di Don Chisciotte. E’ il sangue dei suoi compagni di cordata che ha colorato la sabbia dell’arena. Le ferite dei suoi antagonisti, però, sono guarite. Stanno di nuovo in campo più agguerriti. Il suo Presidente del Consiglio, quello che lo sovrasta dall’alto, non solo si candida, ma vota “no” al referendum. Lo Sceriffo, il Vice, che lo ha difeso e salvato da tante tentazioni, ha deciso di abbandonare il campo e si candida da solo. L’ex scudiero “3P”,P. P. Pietrucci, cacciato dall’arena comunale, si è fatto le ossa regionali e scalpita per scendere in campo. “Zizzetto”, non lo ferma nessuno. Con l’acqua Santa Croce è diventato effervescente. Ha superato di gran lunga lo storico assessore “Gazzosa”, al secolo Romano Ferrauto. Non sono molto diversi. Infatti, schizzano tutti e due quando parlano.

Signore mio, allora le cose si mettono male. Cosa mi consigliate di fare?

Mia cara, per l’immediato rifugiati all’interno delle strisce blu, dove nessuno può aggredire Don Chisciotte e quelli che vi si rifugiano, a meno che gli aggressori non paghino la gabella. Poi, senza indugio, imbocca la strada del ritorno alla casa del Padre se vuoi salvare la pelle. Non ti distrarre. E così sia.