Progetto Montagna verso il referendum

10 mila 629 firme: è questo l’esito delle due petizioni* di Progetto Montagna. Vale a dire che più di 5 mila cittadini chiedono di rimodulare il confine del Parco e di attenuare i vincoli imposti da Bruxelles sui Siti di Interesse Comunitario (Sic) e sulle Zone di Protezione Speciale (Zps) che gravano sull’area dei comprensori sciistici del Gran Sasso.
“Gli abitanti dei territori pedemontani si sentono abbandonati e questo lo dimostrano le firme. 730 solo a Paganica, 900 durante il Festival della Montagna”- fanno il punto della situazione i membri dell’associazione Luigi Faccia, Fausto Tatone e Lanfranco Massimi.
“Venerdì ci sarà la consegna delle firme al protocollo generale del comune e da lì partirà l’iter di valutazione delle petizioni.Contemporaneamente la richiesta al sindaco e al consiglio comunale di tenere conto di quanto accaduto e valutare l’indizione del referendum” – spiega nei dettagli Faccia che percorre la strada che porterà al voto per l’uscita dal Parco. “Arischia, Assergi, Filetto sono tutti paesi all’interno delle zone a protezione speciale compreso Collebrincioni dove c’è però un poligono militare all’interno”.
“Cinquemila persone non sono poche. Bisogna dare risposte certe e capire quale sia il modo per superare i vincoli che ci sono. Nel 2004 qualcuno ha deciso che le nostre zone sarebbero diventate Sic e Zps senza condividerle con la popolazione”- sottolinea Lanfranco Massimi.
Nemmeno le rassicurazioni arrivate dal PD regionale, lo scorso 22 novembre, tranquillizzano. In quell’occasione il vice presidente della Regione Lolli e il presidente Parco Navarra avevano annunciato l’attuabilità del collegamento Scindarella-Montecristoe l’approvazione del Piano Parco entro il 30 Novembre. “Le rassicurazioni non bastano, abbiamo l’impressione che il problema e il progetto siano stati sottovalutati. Dobbiamo cambiare approccio, non possiamo più improvvisare”- interviene Tatone. “In tutto questo il Parco ha la delega per portare avanti un progetto che di per se è contro le aree protette, magari sarebbe stato opportuno affidarlo a una società esterna. Le Fontari sono state il primo fallimento. Bisogna pensare di costituire un progetto globale e mettere in atto azioni di compensazione tra ambiente e sviluppo”.
Questa è una partita che comincia dal 1992, ai tempi della direttiva habitat. Finora abbiamo solo subito” – conclude Faccia che annuncia la costituzione di un ufficio legale e di uno scientifico, nonché incontri con altri comuni limitrofi.
PETIZIONE 1 – GRAN SASSO – CONFINI DEL PARCO E Z.P.S.
Quasi il 50% del territorio del Comune dell’Aquila (linea verde) è interessato da un vincolo ambientale. A Nord con il Parco del Gran Sasso ML (linea rossa) e a sud con il Parco Velino Sirente (linea blu).
A seguito del sisma del 2009 e al conseguente allargamento delle zone periferiche della città, detti vincoli si trovano, ormai, all’interno del territorio metropolitano.
Con la petizione n° 1 si chiede di spostare la linea rossa, contraddistinta dalla frecce azzurre, verso Nord, individuando come confine certo e, quindi, di maggiore garanzia la Strada Provinciale n° 86 c.d. del Vasto. Questo permetterebbe ai territori delle frazioni di Arischia, Collebrincioni, Aragno, Camarda, Assergi, Filetto e Paganica di rimanere “porte d’ingresso al Parco” e di tornare a svolgere con più libertà le attività rurali che da sempre le caratterizzano ovvero agricoltura e allevamento, oltre a poter manutenere correttamente la Natura che li caratterizza, oggi di esclusivo compito dell’Ente Parco. Un situazione odierna che ha portato all’abbandono totale di molte aree rendendole inaccessibili.
PETIZIONE 2 – GRAN SASSO – CONFINI S.I.C. E Z.P.S.
Oltre i vincoli dettati dalla Legge sulle Aree Protette (394/91) , su una vasta zona (linea blu) sono state inserite delle ulteriori ristrettezze in base a due Direttive Europee (Habitat e Uccelli).
Dopo i soliti inciampi dovuti al recepimento delle normative europee da parte dello Stato Italiano, soltanto a partire dal 2007 l’iter si è concluso del tutto.
La tanto sospirata approvazione del Piano del Parco, che avverrà entro la fine del 2016 dopo 20 anni di attesa, renderà, a tutti gli effetti, tale vastissima area praticamente iperprotetta e con seri limiti anche alla semplice presenza dell’uomo. Il trekking, i percorsi di mountain bike, l’arrampicata sportiva, l’ippovia, lo sci di discesa e di fondo rischiano di essere drasticamente limitati se non vietati del tutto.
Con la petizione n° 2 si chiede di rivedere la riperimetrazione della area denominata S.I.C. (sito di interesse comunitario) Gran Sasso, tenendo conto delle esigenze delle popolazioni locali, come la direttiva europea prevede all’articolo 2 comma 3, ma di cui, invece, non ci si è affatto preoccupati durante la stesura iniziale. In particolare nelle zone di interesse turistico evidenziate dai 2 cerchi (Chiarino e Fossa di Paganica).
Una situazione molto confusa che ha portato il Comune di L’Aquila e l’attuale amministrazione a studiare un progetto di rilancio delle attività turistico ricreative della montagna (P.S.T., area azzurra e rossa), ignorando totalmente che in area Sic sia impossibile realizzarlo, anche se ecocompatibile.