La burocrazia che blocca la ricostruzione

Le news dei lettori: A sette anni dal terremoto capita che la ricostruzione resti inceppata a un groviglio di leggi e burocrazia. Il caso di un cittadino aquilano, Umberto Di Tommaso, e le problematiche legate alla sostituzione edilizia dell’abitazione della madre 95enne.
Comincio così: Se non ci fossero state vittime col terremoto aquilano oggi si potrebbe affermare, che le problematiche in cui incappano giornalmente i cittadini aquilani sono enormi, e tutte hanno origine dai palazzi comunali.
L’ultimo caso e non credo sia proprio l’ultimo, riguarda le sostituzioni edilizie che molti cittadini sono stati costretti a portare avanti per aggirare la lentezza della ricostruzione delle proprie case, per trovarsi poi ad affrontare problemi burocratici ancora più gravosi.
Arrivo al dunque e preciso che i cittadini coinvolti non sono pochi.
Il mio caso, identico a tanti altri, è questo: il residente nella abitazione principale al 6 Aprile 2009 è proprietario di una percentuale di quella abitazione, mentre per un’altra percentuale, la proprietà è di un familiare di primo grado con domicilio e residenza in un’altra abitazione di sua proprietà. Il proprietario, residente nella abitazione oggetto di sostituzione edilizia, incarica un tecnico per avviare la procedura di sostituzione a proprio nome, quindi viene preparata la documentazione tecnica e avviata al processo di verifica presso l’ufficio competente “USRA”. La pratica ha esito positivo ed il comune inserisce la stessa nell’elenco dei finanziamenti definitivi. Di qui il residente a fronte del contributo concesso, affidandosi ad una società immobiliare, trova l’abitazione sostitutiva e redige presso il notaio il preliminare di acquisto che inoltra al comune dell’aquila,”settore ricostruzione privata”, insieme all’IBAN dedicato per il versamento in esso del contributo concesso. Due giorni prima del rogito definitivo, il residente richiedente la sostituzione edilizia, si reca in banca per verificare la presenza sul conto dedicato del contributo, scoprendo che nessun versamento era stato eseguito dalla ragioneria del Comune.
Andando a verificare presso la ragioneria del comune, oltre a trovare grosse difficoltà per essere ricevuto dal dirigente, gli viene comunicato a voce e con atteggiamento quasi intimidatorio,che il proprio contributo era stato bloccato poiché l’abitazione del richiedente sostituzione edilizia, era una multiproprietà e quindi tutto era da riverificare.
Per avere qualcosa di scritto e quindi di ufficiale, si è dovuto aspettare più di un mese e quanto comunicato è risultato molto vago. Ad oggi la situazione non è cambiata di una virgola, dicono di aver richiesto in data 14/10/2016 il parere dell’avvocatura dello stato ma nulla si sa ed il povero cittadino contribuente che ha fatto tutto secondo i dettami dello stesso comune, si trova nei guai, in primis nei confronti del costruttore poi con l’agenzia immobiliare ed il notaio e senza ancora una casa dopo più di sette anni, con l’aggiunta del mobilio ordinato dopo il preliminare di acquisto.
C’è da dire inoltre che nessuno dei dirigenti comunali coinvolti ha avuto il lampo di genio di informare tempestivamente i cittadini, pur conoscendo da tempo le possibili problematiche esistenti e della possibile sospensione del contributo concesso al fine di limitare i danni, anzi è avvenuto precisamente tutto il contrario, negli elenchi dei contributi definitivi a seguire, figurano persone con le mie stesse criticità e quindi avviate a seguire il mio stesso destino.
E’ mio dovere ed interesse sottolineare che di pratiche come la mia in questi lunghi sette anni ne sono state finanziate ed arrivate a buon fine più di duecento, ed allora mi chiedo: gli enti comunali preposti al vaglio delle pratiche solo dopo sette anni si accorgono che esiste un problema? Fino ad un paio di mesi fa a cosa si sono dedicati? Ed ancora, oggi perché continuano a concedere contributi che poi non potranno erogare perché della stessa tipologia del mio contributo?
Alle più di duecento pratiche come la mia, andate negli anni a buon fine cosa faranno? Richiederanno i soldi indietro? A me chi pagherà il danno economico subito derivante dalla sospensione del contributo concesso?
Ora sicuramente dovrò rivolgermi ad uno studio legale per tutelare la mia posizione, sia verso il comune e sia verso l’impresa costruttrice, agenzia immobiliare, studio notarile e mobilificio, bella prospettiva vero?
Spero vivamente che Procura e Guardia di Finanza, mettano piede negli uffici comunali per acquisire tutta la documentazione, per fare chiarezza e denunciare d’ufficio i responsabili, al fine di tutelare nel modo più appropriato i cittadini, vessati da una amministrazione superficiale e menefreghista.
Sottolineo anche che codesta amministrazione, attraverso la sospensione del contributo, sta negando il diritto di abitazione al coniuge vivente che è anche il richiedente della sostituzione edilizia secondo i dettami dell’articolo 540 del codice civile.
Questa amministrazione aveva ed ha tutte le informazioni necessarie per la concessione dei contributi, come da dati riportati in BDE, bastava interrogare il sistema per dire SI o NO alla concessione del contributo prima che lo stesso venisse ufficialmente concesso con la pubblicazione degli elenchi definitivi.