Gran Sasso, nell’acqua INFN spunta anche il cloroformio

Spunta anche il cloroformio nell’acqua proveniente dai laboratori del Gran Sasso, già sotto la lente di ingrandimento a seguito del rinvenimento, la scorsa estate, di solventi.
A renderlo noto è il Forum H2O che in una nota dettagliata evidenzia come il cloroformio, potenzialmente cancerogeno, sia oltre i limiti delle leggi ambientali in due controlli eseguiti a Novembre. E’ da sottolineare, comunque, che in quel momento le acque del Gran Sasso non andavano nella rete idropotabile.
“La ASL di Teramo ha finalmente pubblicato online i referti da agosto a novembre 2016 dei campioni prelevati presso i laboratori, all’uscita a Casale San Nicola e in tutta la rete di distribuzione del teramano.” spiegano nella nota, in cui fanno il punto dei valori riscontrati.
“Il cloroformio è stato trovato sia presso i Laboratori che a Casale S. Nicola il 7 novembre 2016 con valori appena al di sotto dei limiti di legge. Tre giorni dopo, il 10 novembre, ai Laboratori non risultano essere stati prelevati campioni; invece a Casale S. Nicola il Cloroformio era a 0,3 microgrammi/litro, il doppio del limite di legge. Il giorno 15 novembre sia nei Laboratori sia a Casale S. Nicola non risultavano tracce di cloroformio né di altri trialometani. Il giorno 21 novembre, ultima data disponibile per quanto riguarda i controlli pubblicati, sia ai laboratori sia a Casale S. Nicola risultava un valore di Cloroformio di 0,5 microgrammi/litro, più del triplo rispetto alle norme ambientali.”
“Il limite “ambientale” per le acque sotterranee per il Cloroformio, come abbiamo ricordato, è di 0,15 microgrammi/litro. Cioè se un semplice cittadino ha un pozzo in campagna e trova in quell’acqua valori superiori a 0,15 microgrammi/litro deve attivare le misure di messa in sicurezza, analisi di rischio e poi di bonifica della falda. Invece, e capiamo che possa apparire piuttosto strano ai non addetti ai lavori, per le norme sulla potabilità nelle acque destinate al consumo umano il limite è molto più alto, di fatto 30 microgrammi/litro.
“Lo stesso vale per il Diclorometano trovato ad agosto. Il limite consigliato dai centri di ricerca governativi per le acque sotterranee per l’inquinamento ambientale è 0,15 microgrammi/litro, mentre per l’idropotabile è molto maggiore, 20 microgrammi/litro.”
Valori che inducono il Forum H2O ad osservazioni e problematiche che meritano una risposta.
-Il cloroformio è stato rilevato in assenza di clorazione volontaria a fini di disinfezione a scopi idropotabili. Pertanto deve esserci una fonte di contaminazione presso i Laboratori (o più a monte). Oltre alla presenza nelle analisi, il quadro che questi referti ci presentano è coerente con questa possibilità. Infatti mentre nei laboratori è presente solo cloroformio, a Casale S. Nicola compaiono oltre al cloroformio anche altre sostanze del gruppo dei trialometani, che tipicamente si formano “a cascata” dopo un contatto tra cloro e materia organica contenuta nell’acqua.
-come mai è stato cercato il Diclorometano (e solo questa sostanza in più rispetto ai controlli precedenti) proprio il 30 agosto? C’erano state segnalazioni specifiche? Da chi? In quali forme?
-il cloroformio e il diclorometano sono stati rilevati con concentrazioni oltre i limiti di legge, le Concentrazioni Soglia di Contaminazione C.S.C., per le acque sotterranee e, pertanto, il sito deve essere a norma di legge considerato “sito potenzialmente contaminato” facendo scattare tutte le procedure di cui all’Art.242 e seguenti del Codice dell’Ambiente (D.lgs.152/2006). È stata fatta la notifica prevista dalla legge, tenuto anche conto che i laboratori sono classificati quale impianto a rischio di incidente rilevante?
-facciamo notare che dai referti apparirebbe per il cloroformio un doppio caso di contaminazione, in quanto tra i prelievi “positivi” del 7, 10 e 21 novembre, si interpone un controllo con esito negativo il 15 novembre. Ciò aggrava la situazione, a nostro avviso;
–si ricercano routinariamente sostanze non tabellate (ad esempio, Esacloroetano e Tetraclororuro di Carbonio) che sono collegate tipicamente all’inquinamento della valpescara per Bussi (in quanto lì prodotte) e che sono state cercate negli anni nonostante le nostre denunce riguardavano esclusivamente quel caso. Poiché da quanto ne sappiamo queste ed altre sostanze non sono state in alcun modo usate nei laboratori né possano arrivare per altre vie nell’area del Gran Sasso (discariche ecc.), perchè continuare a cercarle inutilmente?
–al contrario non si ricercano routinariamente sostanze usate nei laboratori, a partire dal Diclorometano (me ve ne sono anche altre, ad esempio gli idrocarburi). Come mai? Addirittura, dopo un caso di contaminazione accertato, il monitoraggio del diclorometano è stato interrotto dopo un solo campione negativo. Perchè? La ASL è in possesso dell’elenco di tutte le sostanze usate nei laboratori, tenendo anche conto che gli stessi sono obbligati a fornire tutti gli elenchi essendo sottoposti a quelle che dovrebbero essere norme strettissime, la Direttiva Seveso sugli impianti a rischio di incidente rilevante?
–come mai proprio l’1 settembre le acque risultavano in distribuzione, quando nei giorni precedenti risultavano non distribuite? La ASL e il Ruzzo dovrebbero chiarire meglio in che termini vengono usate