Il Presepe di Pianola non dimentichi Umberto Cavalli

di Giorgio Cavalli
«Mi ha fatto piacere leggere l’intervento dell’amico Goffredo Palmerini sul “Presepe di Pianola” che ci consente anche di ricordare quanto, a tale evento, tanti aquilani siano ancora molto legati. E’ pressoché divenuto un rito. Quasi fosse tassello indispensabile di un percorso obbligato per concludere e rivivere le emozioni che questo momento riesce comunque e sempre a profondere nel giorno di Natale. E sono passati più di quarant’anni. Ciononostante, l’alta e costante affluenza di pubblico che la performance può vantarsi di registrare, ne dimostra, ampiamente, l’incontestabile successo. E ciò è dovuto, ovviamente, ad un gruppo appassionato, vivace ed affiatato che, oltre alla “finanza”, alla gestione e all’organizzazione dell’impresa, mai manca di offrire, in ogni edizione, piccoli o grandi ritocchi, a volte persino sorprendenti. Come, ad esempio, la “stella cometa” posta in cima al monte circostante che, quella sera all’improvviso si accese con il suo lungo luminoso raggio che – tra lo stupore generale – andò a posarsi sulla Sacra Capanna. Tanta davvero fu l’emozione che mai mancano, va pure osservato, di replicarsi in ogni occasione. E credo che, al riguardo, Palmerini ne abbia colto a sufficienza la cifra. Sicuramente esaltante, ma, in un certo senso – ed è stato un peccato – incompleta e, purtroppo, a tratti deviante. Pur se comprensibile, indubbiamente, per uno spettatore che vi assista per la prima volta, forse qualche ulteriore informazione gli sarebbe di certo tornata più utile. Avrebbe appreso così che le scenografie, coreografie, sequenze – e persino il titolo con cui tale evento si distingue dai tanti altri – né dimenticando, naturalmente, le immagini di alto lirismo, come l’apparizione dell’Angelo a Maria e la musica struggente che accompagna i “dubbi di Giuseppe” con le parole che ne vengono fuori – son tutti ingredienti che discendono da un’unica e splendida scrittura, uscita dalla penna di mio fratello Umberto. Che legge anche e narra, insieme alla sua inseparabile partner Liliana Lolli.
Tutto quindi, in funzione del testo e soltanto del testo, che è concepito l’impianto complessivo dell’allestimento e, perciò stesso, ne incarna anche la sceneggiatura; sicché sarebbe davvero difficile pensare a regie diverse che non fossero in continuità con quella da lui immaginata, pensata e sempre diretta sino a quando ha potuto, con la collaborazioni preziosa del gruppo, come già detto e che – non senza sacrifici – torna ogni anno a caricarsi di questo impegno, la suggestiva rappresentazione ha il pregio di presentarsi sempre ed ancora nella forma originale e non diversamente; che potrebbe pur essere possibile, ci mancherebbe, ma sarebbe tutt’altra cosa. E a ciò va dato atto. Non senza fatica mi è costato – come può immaginarsi – scrivere questa breve nota, non foss’altro, evidentemente, che per ragioni di opportunità. Ma sono convinto che sarà lo stesso Palmerini – con cui ricorre un bel rapporto di stima e simpatia – a riconoscermene la necessità. Del resto sa più di me che tutte le storie, anche se piccole, hanno sempre una loro paternità. E la storia, va ricordato, non è mai un dettaglio».