La beffa degli indennizzi: una pecora sbranata vale 7 euro

12 gennaio 2017 | 16:58
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La beffa degli indennizzi: una pecora sbranata vale 7 euro

di Eleonora Falci

Una pecora sbranata dai lupi vale più o meno 7 euro.  In teoria, ne vale 36: ma dopo 3 anni è stato liquidato solo il 20% del danno.

Una storia incredibile, che si ripete giorno dopo giorno dal Sirente – Velino alla Majella, passando per le Cinque Miglia e l’altopiano di Campo Imperatore: i danni da fauna selvatica stanno diventando l’incubo peggiore di allevatori e agricoltori.

Nell’ultima seduta dell’anno del consiglio regionale, gli agricoltori avevano manifestato, con tanto di campanacci e cartelli, davanti all’Emiciclo per denunciare che gli indennizzi sono fermi: alcuni agricoltori, per dire, aspettano migliaia di euro dal 2010, addirittura.

Sul banco degli imputati senza dubbio i cinghiali, proliferati in maniera incredibile negli ultimi anni senza un parallelo sistema di controllo da parte delle Istituzioni: soprattutto nei territori all’interno e al confine con i parchi, i cinghiali scorrazzano liberi e si moltiplicano ogni anno di più, facendo razzie nei campi coltivati e creando, oltre tutto, problemi di sicurezza sulle strade dell’Abruzzo interno, visto che appena cala il sole c’è il rischio di imbattersi nelle lunghe file di ungulati che pascolano da una parte all’altra della carreggiata.
Per la cronaca, se un’automobile ha un incidente dovuto ad un cinghiale, non c’è alcuna possibilità di avere indennizzi.

Il problema è anche e soprattutto politico: da mesi si sta discutendo in Regione delle modifiche al regolamento degli ungulati, che al 90 per cento riguarda la gestione proprio dei cinghiali. Si tratta di una competenza, quella della caccia, passata da poco alla Regione dalla Provincia e molti degli ATC (ambiti territoriali di caccia) si sono detti disponibili a collaborare con le Istituzioni per la gestione del sovrannumero di cinghiali, anche nell’ottica di una maggiore sicurezza e della tutela dei diritti di agricoltori, associazioni e cacciatori.
Il regolamento ha però trovato non pochi intoppi, visto che non si è riusciti, nonostante le numerose convocazioni, ad approvarlo in Commissione Agricoltura prima della discussione del Bilancio, bloccando così per più di un mese i lavori.

Ma il problema dell’Abruzzo regione verde dei parchi e di chi ci abita e ci investe, anche, non è legato solo ai cinghiali.La convivenza fra fauna selvatica e attività umane è sempre più complicata: i primi giorni dell’anno fece notizia l’incidente che coinvolse un treno sulla tratta Sulmona – L’Aquila, costretto ad una lunghissima sosta nelle campagne di Beffi poiché aveva urtato un branco di cervi.

All’appello non mancano nemmeno i lupi. Mail problema, sia chiaro, non è la presenza di fauna selvatica, preziosissima per il territorio: bensì scelte mancate o errate da parte delle amministrazioni pubbliche nel gestire, ad esempio, gli indennizzi, le loro tempistiche, le valutazioni.

Vi lasciamo con la storia, ai confini con il Parco della Majella, di Marta Liberatoscioli, veterinaria, appassionata di cani da conduzione del gregge. Marta Compra 5 pecore per mettere su un piccolo gregge: i lupi, a primavera del 2014, le sbranano. Marta fa allora domanda di risarcimento alla Provincia di Chieti, settore Caccia e Pesca.

Mi dicono che ci vorrà tempo, bene avrò pazienza, l’importante è che qualcosa venga rimborsato. Passano 2 anni e non c’è ancora traccia di rimborsi, posso però sapere quanto il SIPA ha valutato la perdita: 180 euro. A capo? (chiedo ingenuamente) No, totali.
Come possono valutare 5 pecore 180 euro, ovvero 36 euro a capo? Facile, c’è una tabella fornita al SIPA in cui si attesta che gli agnelli da macello valgono quasi il doppio di pecore da riproduzione, quindi fattrici. 

Ma torniamo a noi: ingoiato il boccone amaro del valore stimato attendo con ansia lo scarso rimborso. Passano ancora mesi e mesi. A distanza di quasi 3 anni ormai, quando ogni speranza era persa ricevo una telefonata: è arrivato il rimborso!

Mi reco in banca felice come non mai e il cassiere mi consegna 35,94 euro. Avete letto bene: TRENTACINQUE,94 euro. Gentilmente offerti dalla tesoreria della Provincia di Chieti per concessione della Regione Abruzzo.

Ho ovviamente chiesto delucidazioni alla Provincia: il valore stimato era 180 euro ma abbiamo liquidato il 20% della cifra (e stop non vedrai altri soldi).

Questi sono i famosi rimborsi per i danni da fauna selvatica che secondo la Regione garantirebbero lunga vita al Lupo Appenninico, tanto vantato in tutta Europa, finito sui simboli dei Parchi e sul quale si basa anche una buona fetta del turismo abruzzese fatto da coloro che vengono qui e acquistano souvenirs a forma di lupo, la torta del lupo, visitano l’area faunistica del lupo e fanno trekking sulle tracce del lupo (e mangiano arrosticini di pecora).

Mi sento doppiamente presa in giro da un sistema che non solo non funziona ma si vanta anche di saper gestire eventuali problemi, cosa evidentemente falsa. A partire dalle valutazioni, totalmente senza senso, per poi proseguire con la tempistica e con l’ammontare del presunto rimborso. 

Sono la prima a difendere i lupi, la prima ad amarli e rispettarli ma non sono tutti come me, anzi. Non si può pretendere uno sviluppo dell’agricoltura (ricordiamo che i rimborsi riguardano anche i danni da cinghiali), un recupero di antichi mestieri e prodotti della terra se non si tutelano tutti, predatori e predati. Non ci si può vantare di essere il cuore verde d’Europa quando non si sanno gestire le proprie risorse, perchè sia il lupo che l’agricoltura abruzzese sono risorse importantissime, senza le quali non saremmo la regione che siamo. Non ci sono i fondi per rimborsare? Non rimborsate affatto! Non prendete in giro chi lavora con ogni condizione climatica, tutti i giorni dell’anno, dicendo che in caso di danni verranno rimborsati perché non è vero, ricevere cifre simili è una UMILIAZIONE.

In pratica sarebbe tutto da rivedere, pensando al futuro di questa terra e di chi ci lavora, investe, fa sacrifici e la rispetta, non si possono trascurare gli agricoltori (e non mi inserisco nella categoria perchè non è il mio lavoro) che rappresentano l’Abruzzo e lo rendono famoso nel mondo con i loro prodotti.

Questo è buttare alle ortiche tutto quello che siamo. Non funziona gente, non funziona.

Un sentito ringraziamento alla Regione per i 35, 94 euro, ne faremo buon uso.