Il ricordo

Don Emidio, storia di una grande opera

di Roberta Galeotti

Sono trascorsi dieci anni dalla scomparsa di Don Emidio Di Pasquale, ma a Fontecchio tutto si muove come se lui fosse ancora qui.

Il suo carisma, la sua generosità e la sua opera tengono viva la presenza di questo semplice uomo, che ha reso grande uno stupendo borgo medievale.
Don Emidio, originario di Stiffe, ha nel 1966 fondato un centro di formazione professionale e un collegio per giovani.

«Questo modernissimo complesso – ha detto Monsignor Antonini, nell’omelia della funzione celebrata nell’aula magna della Casa di Riposo Casa Serena – è stato generato dalla passione e dalle straordinarie capacità organizzative di don Emidio. Oltre 40 persone lavorano nella casa di riposo gestita da Gilda Bernabei e Piero Melonio».

La Casa di Riposo per anziani di Fontecchio è nata il 4 aprile 1974, cui è seguita negli anni ’80 la Struttura più nuova che è divenuta poi una Residenza sanitaria assistita con 80 posti letto accreditati e che, don Emidio ha voluto donare all’Università Sacro Cuore di Milano.

«Affidare la struttura all’università – spiega a Il Capoluogo Gilda Bernabei, presidente della Fondazione SPES Nostra, gestrice della Casa di Riposo di Fontecchio, – era il modo che Don Emidio aveva individuato per assicurare il futuro alla struttura. Noi passiamo, diceva sempre Don Emidio, dopo di noi il Sacro Cuore assicurerà il futuro a questa realtà. La casa di riposo ospita al momento 80 anziani – aggiunge Gilda – ed ha 50 dipendenti, mentre l’RSA ha 80 posti letto e circa 60 dipendenti».

Gilda ha iniziato a collaborare giovanissima con Don Emidio, «il 5 ottobre 1970 – ci racconta con una punta di nostalgia – poi da colleghi io e suo nipote Piero ci siamo innamorati e sposati nel 1983».

decennale morte don emidio_casa serena fontecchio
decennale morte don emidio_casa serena fontecchio
decennale morte don emidio_casa serena fontecchio

«Non potrò mai dimenticare il peso delle responsabilità che ci ha travolto dopo la morte di zio – dice Piero Melonio, nipote di Don Emidio -. Eppure pensavo di essere preparato dai tre lunghi anni di malattia.
Tutto ciò che ha creato Don Emidio dal nulla è ricaduto su di noi in un attimo. Eravamo ben forgiati e preparati. “Ho fiducia in voi” ci diceva di continuo Don Emidio. Ce l’abbiamo messa tutta, ma ciò che ci inorgoglisce di più è avere una struttura moderna con tante attività tra cui il centro diurno per i nostri anziani, o Il Quarto tempo Band, «il gruppo canoro nato nella struttura, che sta facendo il tour nelle altre residenze per anziani».

Piero Melonio ha concluso il suo commovente intervento con un pensiero speciale a sua moglie Gilda, che «sta attraversando un periodo terribile. Abbiamo speso tutta la nostra vita per questa opera e dopo 46 anni stiamo affrontando la prova più dura, soprattutto lei, che non si è mai risparmiata, dedicando una parola di conforto ed un sorriso a chi ne aveva bisogno.
È finita così?
È stato tutto inutile?
Perché?

L’opera andrà avanti anche grazie al tuo sacrificio -ha concluso rivolgendosi a sua moglie Gilda – alla tua dedizione e al tuo amore.
Abbiamo agito sempre per il bene di queste persone e di questa struttura, ma la cosa più importante è che quest’opera continui a vivere».

«Un uomo di fatti e non di chiacchiere, e la sua opera è questa – ha detto Monsignor Antonini, Nunzio Apostolico, nell’omelia -. Questo modernissimo complesso generato dalla passione dalle straordinarie capacità organizzative di don Emidio. Dai loro frutti li riconoscerete, ha detto Gesù, da Santa Maria della pace dobbiamo riconoscere la sua opera e la bontà della pianta da cui è nato tutto questo».

decennale morte don emidio_casa serena fontecchio
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