Anno giudiziario: in Abruzzo arrivano 7 Giudici

28 gennaio 2017 | 13:47
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Anno giudiziario: in Abruzzo arrivano 7 Giudici

Dall’accorpamento dei Tribunali agli organici ridotti, passando per il ritorno della Corte d’Appello dell’Aquila a Palazzo di Giustizia e le dichiarazioni della commissione Grandi Rischi.

Molti gli argomenti trattati stamattina nel corso dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, a L’Aquila, alla quale hanno partecipato anche il vice Presidente del CSM Giovanni Legnini e il primo presidente della Corte di Cassazione, Giovanni Canzio, in segno di sostegno alla magistratura e all’avvocatura del distretto aquilano ma anche di cordoglio e partecipazione al dolore dei familiari delle vittime in Abruzzo.

Il dato nuovo, fornito da Legnini, è dell’arrivo in Abruzzo di sette nuovi Giudici.

“La carenze di organico magistratuale che, ad oggi, ammontano all’11,5%, dato leggermente inferiore a quello nazionale ma ugualmente preoccupante, fortunatamente, si ridurranno al 7,54% con la destinazione di ben 7 magistrati Ordinari in Tirocinio che il Plenum del CSM ha deliberato la scorsa settimana”. E’ l’annuncio sulle misure adottate per il comparto abruzzese della giustizia, fatto dal vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, intervenendo alla inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto abruzzese in corso di svolgimento all’Aquila. Legnini ha fatto riferimento anche “alle gravi carenze del personale amministrativo, prima alleviate e poi nuovamente aggravate dalle alterne ed ingiuste vicende che hanno riguardato i lavoratori in mobilità, a loro va tutta la mia solidarietà e il mio sostegno, uniti ad un plauso alla Regione Abruzzo per quanto è riuscita a fare per evitare la definitiva cessazione di tale esperienza”. Il vice presidente del Csm ha sottolineato “la straordinaria mole di lavoro che è venuta a gravare sugli uffici aquilani, prima in virtù dei carichi aggiuntivi generati dalle complesse vicende del post terremoto a sopravvenienza dei molti procedimenti in materia di protezione internazionale e diritto di asilo, cui lei ha fatto riferimento nella sua relazione”. Legnini ha posto l’accento “sull’andamento dell’arretrato e delle pendenze del contenzioso civile e penale, che pur con qualche difficoltà, volge nella direzione positiva”.

La corte d’Appello torna a Palazzo di Giustizia
“A breve la Corte tornerà a occupare” il palazzo di Giustizia e “riprenderemo così possesso dei nostri uffici, a distanza di otto anni da quel tragico 6 aprile che ha segnato il prima e il dopo di questa città bella e dolente”. Lo ha detto, nel corso della relazione sull’amministrazione della giustizia letta alla cerimonia di inaugurazione dell’anno giudiziario, la presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Fabrizia Francabandera. “Rispetto alla situazione ante sisma è stata eliminata ogni forma di locazione passiva – ha evidenziato – come in precedenza avveniva per il Commissariato agli Usi Civici, l’Ufficio del Giudice di Pace e la sede di Bazzano. Quest’ultima, dal corrente mese, è oggetto di definitiva dismissione, con il mantenimento a titolo gratuito di limitati spazi residui, quali magazzini ed archivi, secondo una prima intesa raggiunta con l’ente proprietario”. La presidente ha anche rimarcato che “allo stato, quindi, tutti gli uffici giudiziari aquilani hanno sede in edifici di proprietà pubblica, senza oneri locativi, in piena coerenza con le direttive di contenimento della spesa pubblica”. Sul tema della possibile unione dei tribunali di Avezzano e Sulmona a quello del capoluogo, ancora in bilico e oggetto di dibattito politico, la Francabandera ha rilevato che “al momento, l’ampiezza degli spazi ricavati e la disponibilità della struttura ove oggi è ancora allocata la Corte d’Appello consentono di guardare con realistica fiducia alla possibilità di dare seguito, ove il legislatore mantenga ferma la data del 2018, al previsto accorpamento”.

Su organico e Tribunali minori

“Il previsto accorpamento dei quattro tribunali sub-provinciali, stabilito sin dal 2013 ma oggetto di proroga sino alla fine del 2018, ha di fatto congelato le piante organiche, già considerate accorpate a livello ministeriale, sì che si è arrivati al paradosso di mantenere in piedi, pretendendone il regolare funzionamento, uffici giudiziari che non risultano più inseriti tra i destinatari di risorse umane e materiali, con il risultato di impoverire ulteriormente tutti gli uffici, senza alcuna immediata prospettiva di miglioramento”. A dirlo, la presidente della Corte d’Appello dell’Aquila, Fabrizia Francabandera. Come ha ricordato, sul tema dell’accorpamento “sono state sollevate, come è ovvio e forse giusto, molte perplessità, se non convinte contestazioni, in ordine alla opportunità di sopprimere ben quattro sedi giudiziarie, alcune di antica istituzione, tanto più che queste hanno offerto al territo-rio un servizio di certo positivo”. In ogni caso, “per l’innovazione tecnologica, per la ormai necessaria specializzazione richiesta ai giudici, è giunto il momento di tenere adeguatamente conto del fatto che la dimensione minima di un ufficio giudiziario efficiente è certamente maggiore di quella dei nostri quattro tribunali sub-provinciali”. In conclusione, sempre secondo la presidente Francabandera, “la scelta di proseguire o interrompere questo progetto riformato-re ormai divenuto legge è, e non può che essere, squisitamente politica, perché solo chi ha il mandato popolare può soppesare le diverse e spesso contrastanti esigenze, valutando se privilegiare il dato dell’efficienza degli uffici o quello della presenza capillare sul territorio, individuando tra queste il miglior livello possibi-le di sintesi e rispondendo alla cittadinanza della bontà delle sue scelte”.

“Personalmente, ho più volte ribadito ciò che pensavo ed ho già sostenuto in altre vesti istituzionali e cioè che costituisce un dovere, per la nostra regione, contribuire alla razionalizzazione delle circoscrizioni giudiziarie. Tuttavia, la soppressione di 4 uffici giudiziari rischia di determinare un grave squilibrio di presidi giudiziari e di sicurezza a sfavore di un estesissimo territorio prevalentemente interno, e collocato nella parte sud della Regione, quella naturalmente a maggior rischio di infiltrazioni”. Così il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini.

Legnini: La Magistratura ha grande responsabilità

”La magistratura, nell’ esercitare i suoi poteri, è gravata di una grande responsabilità che deve sapere esercitare soprattutto in questo momento storico nel quale, sulla giustizia, si riversano domande non soddisfatte”. Così il vice presidente del Csm, Giovanni Legnini, intervenendo all’inaugurazione dell’anno giudiziario del distretto abruzzese che si sta svolgendo all’Aquila. “Forse perché ci si rivolge al sistema giudiziario come ultima risorsa, perché ci si aspetta che assuma un ruolo morale che non le spetta ma che compete svolgere all’intera società e a chi la rappresenta – ha spiegato ancora Legnini – semmai vi è da considerare che la funzione della legge penale e dell’intervento giudiziale in chiave general-preventiva e special-preventiva valorizza l’intervento della magistratura e soprattutto agli occhi dei cittadini”. “Risposte giudiziarie improntate ad equilibrio e ragionevolezza e corrispondenti al dettato costituzionale ed internazionale circa il processo equo, la sua ragionevole durata, accrescono la fiducia dei cittadini, che negli ultimi anni è andata, purtroppo, declinando – ha continuato -. Un ordinamento e una giustizia efficaci ed effettivi, dunque, aiutano a distogliere i consociati dal delinquere e dal violare gli obblighi imposti dalla legge. Si tratta quindi di una funzione essenziale per sostenere lo sforzo di tutti nel costruire una società migliore, che deve tendere a conseguire un sufficiente grado di certezza, prevedibilità, tempestività della fondamentale funzione di garanzia del sistema democratico”.

Grandi Rischi, dichiarazioni ‘gravi’

Il vice presidente del Consiglio superiore della magistratura, Giovanni Legnini, ha definito “grave e dannosa che tanto allarme ha determinato nei cittadini e nelle istituzioni” l’affermazione del presidente della Commissione Grandi Rischi, il fisico Sergio Bertolucci, che sabato, in un sunto della relazione sullo sciame sismico in atto nel Centro Italia pubblicato sul sito della Protezione civile, ha fatto accenno alla possibilità di nuovi terremoti di magnitudo tra 6-7, creando panico nelle popolazioni.

L’organo scientifico consultivo della Presidenza del Consiglio è in questi giorni oggetto di polemiche anche per l’uso, da parte del presidente Bertolucci, dell’espressione “effetto Vajont” per descrivere il rischio in caso di forti scosse nelle zone vicine a una delle dighe del lago artificiale di Campotosto, dov’è in atto una fitta sequenza: espressione che ha provocato le dimissioni in polemica del vice presidente della Cgr, Gabriele Scarascia Mugnozza.