L’Aquila si spopola per allarmi ingiustificati

La rubrica titolata “7 mesi”, ovvero il tempo trascorso da Amatrice ad oggi.
A L’Aquila invece cosa è accaduto da aprile a novembre 2009?
“Il collegamento del 24 di Agosto ha rigettato l’area del cratere aquilano nell’incubo del terremoto che si è accentuato con quello di ottobre ed è culminato con le scosse che ci riguardano da vicino del 18 gennaio. La cosa più devastante è il comunicato della Grandi Rischi non articolato scientificamente, il nuovo Vajont della diga di Campotosto”.
La città ne paga le le conseguenze:
“L’Aquila si sta spopolando dietro ad una paura terribile per allarmi ingiustificati e non articolati scientificamente”.
Oltre ai terremoti, all’economia che arranca e alle difficoltà legate alla ricostruzione, il capoluogo d’Abruzzo ha subìto pesanti critiche:
“Il ritornello non faremo come a L’Aquila ci ha infastiditi molto. La vicenda del terremoto dell’Aquila si trova tra due curve, esattamente come in un derby. Un clima politico difficile”.
Cos’è il modello L’Aquila? “Sul modello L’Aquila si è detto troppo senza che nessuno venisse a vedere le cose”
“All’inizio la scelta, di Berlusconi, fu quella di fare i Progetti Case per dare un tetto a tutti. Non l’ho osteggiata. Poi sono arrivati i moduli abitativi. I primi map li ho voluti io grazie alla collaborazione, più che fraterna, del Trentino. A settembre abbiamo avuto i primi alloggi case e map. Ad Amatrice stanno arrivando in ritardo. Sulla ricostruzione ho da dire che quella delle case private è molto avanti, quella pubblica è bloccata. Ma i cittadini che hanno rifatto le abitazioni private vivono nel centro storico dove oggi sono attivi una serie di cantieri, tranne quelli per gli edifici pubblici”.
Danni economici che durano una vita, oltre i morti e le città distrutte da terremoti. Si può abitare ancora in queste zone?
“L’Aquila è la sede del centro studi dell’Appennino, che è una grande questione”. E sulla messa in sicurezza da mettere al primo posto “è arrivato il momento di una riscossa etica, soprattutto se penso alle scuole e agli indici di vulnerabilità alti nelle strutture private e bassi in quelli pubblici. Ai sindaci tocca tutto senza avere gli strumenti in mano”.