Vertenza Abruzzo: le mosse della Regione per evitare la diaspora

8 febbraio 2017 | 09:57
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Vertenza Abruzzo: le mosse della Regione per evitare la diaspora

di Eleonora Falci
Un evento eccezionale, o meglio, una concentrazione, mai verificatasi, di più fenomeni convergenti, drammatici: la nevicata pesantissima, cinque scosse di terremoto e la mancanza di fornitura elettrica. Per questo, presso il Governo centrale si deve aprire la vertenza Abruzzo, fatta di decreti presenti e futuri. 

E’ questo l’impegno della Regione Abruzzo, esplicitato nel documento approvato ieri dal Consiglio convocato appositamente a Pescara per discutere della settimana, terribile, di metà gennaio che ha colpito la nostra regione.
Oggi la pubblicazione del Secondo decreto Terremoto, estremamente attesa perché, dopo il tira e molla tra MEF, Governo e Unione Europea, emergeranno le reali misure economiche sulle quali chi ha subito sul proprio territorio un simile incubo potrà decidere – ed è ancora più drammatico in sé – se sarà possibile o meno continuare a vivere qui: perché, e i sindacati lo hanno ben sottolineato, si rischia lo spopolamento dell’Abruzzo e in particolare delle aree interne se non si danno risposte nette e puntuali.

Lo hanno ribadito in tanti, nell’ambito del dibattito in cui si è preso un impegno bipartisan – fatta eccezione per il Movimento 5 Stelle che non ha votato a favore del documento della maggioranza di governo, avendo proposto e presentato dieci giorni fa un proprio documento.
Lo ha ribadito Pietrucci, che parla della situazione nell’Alta Valle dell’Aterno, colpita così pesantemente da terremoto e neve.”La compostezza dei cittadini abruzzesi, la loro resilienza, il loro non chiedere non fa comprendere al paese intero come sta l’Abruzzo.

L’Abruzzo è in ginocchio” sottolinea il consigliere abruzzese, che punta ancora una volta il dito contro la Protezione Civile così come ora è strutturata, con una catena che nell’emergenza non è stata all’altezza della situazione. “Che prospettiva, che futuro diamo agli abitanti di quei territori, dell’Alta Valle dell’Aterno?  Lo vogliamo chiudere l’Abruzzo interno? Vogliamo trasferire tutti sulla costa?” ha ribadito il forzista Iampieri, che ha invocato più rispetto e più azioni a favore della montagna delle aree interne.

Già, perché il dibattito è sui due piani tipici della regione, montagne contro costa, che sono sì contrapposti ma non possono e non devono essere nemici e alternativi. 

Lato teramano, il capogruppo Mariani sottolinea che “Bisogna aiutare la montagna, creare strumenti adatti per fare in modo che la gente non vada via, trovare soluzioni per far sì che chi vuole, ci resti in montagna. Se poi decidiamo che uno, in montagna, non ci debba più vivere… ce lo diciamo francamente.” Provocatorio, ovviamente, ma ben preciso l’intervento di Mariani.

Neve, terremoto e disalimentazione di oltre 150mila utenze di energia elettrica: questi i cardini della situazione della vertenza Abruzzo che Gentiloni oggi ha constatato e per la quale ha garantito il massimo impegno.

“Per noi oggi era importante che prendesse atto delle difficoltà del territorio e di quello che hanno patito”, hanno chiosato dalla maggioranza, seppure molte siano state le critiche alla visita, un po’ in sordina e partecipata da pochissimi esponenti politici dei territori, del Premier a Teramo e zone limitrofe.

Sull’energia elettrica, “Enel dia conto che il piano degli investimenti che fa siano ben misurati e proporzionati” dice un agguerrito D’Alfonso, svelando di stare valutando una segnalazione alla Autorità Giudiziaria proprio perché non accada più quanto successo.

Noi non siamo la vostra controparte: Enel è controparte della Regione” sottolinea D’Alessandro ai Cinque Stelle che chiedevano perché ancora non si fosse mai parlato di revoca della concessione e di puntuale controllo degli investimenti fatti. Enel che, nella tarda serata di ieri, ha annunciato che arriveranno maggiori indennizzi rispetto a quelli automatici ed ordinari : non più i 300 euro bollati da Pettinari come ridicoli, ma comunque al di sotto della soglia dei danni indiretti realmente subiti, per i quali è difficile la valutazione. 

“La dovremo decidere insieme” dice D’Alfonso, parlando anche dell’emergenza neve. “Come facciamo a parlare dei danni indiretti? Possiamo vedere quanto guadagnava l’anno scorso, nello stesso periodo, un hotel di Roccaraso e confrontare con quanto ha lavorato quest’anno, disdette comprese?” riflette, ad alta voce, sottolineando appunto la mancanza di uno strumento giuridico apposito per la valutazione.

Abbiamo località turistiche che sono circondate dal vuoto, conseguenza della paura. Abbiamo bisogno, pertanto, di strumenti adeguati. L’Abruzzo per l’emergenza neve conta il 65% del nazionale: pertanto“, continua, “se riusciamo ad essere coesi e quantificare il danno subito, questo si trasformerà in risorse da parte del Governo centrale che la Regione potrà girare ai territori colpiti“.

Una battaglia su più fronti che vede l’Abruzzo, in ginocchio, tentare di rialzarsi: ma servono iniziative rapide ed efficaci, altrimenti il rischio spopolamento di cui parlavano i sindacati sarà realtà.