L’Aquila, il ruggito della terra

Dallo Speciale pubblicato oggi sul Corriere dello Sport a pag 24,25
di Roberta Galeotti
Quante volte dovrà essere distrutta e ricostruita, perché qualcuno si decida a lasciarla lì, monumento a memoria del potente ruggito della terra…
L’Aquila, otto anni dopo il sisma che l’ha distrutta, sta vivendo un nuovo incubo. I terremoti che hanno martoriato il centro Italia, hanno scosso e danneggiato di nuovo molte strutture della ‘nuova’ città ricostruita, riportando gli aquilani in un infinito, grande incubo.

Il 18 gennaio scorso, poi, quattro scosse superiori a magnitudo 5 hanno colpito altrettanti borghi aquilani, distruggendo Campotosto, Pizzoli, Cagnano e Montereale, e ferendo in modo importante il capoluogo d’Abruzzo.
In questi anni gli aquilani hanno dovuto imparare a convivere con una città fantasma, con i disagi di una città sparpagliata su un’estensione di 40 chilometri con solo due strade di collegamento ed un grande buco nero centrale, la zona rossa, cioè il centro storico. La speranza e la voglia di farcela li hanno guidati e sorretti.
Dopo il 18 gennaio gli aquilani sono sprofondati nello sconforto più profondo. Il nuovo sciame sismico ha gettato nel panico residenti ed amministratori ed ogni nuova scossa produce una frattura incolmabile tra la gente e questa terra.
Il più grande cantiere d’Europa ha ricostruito case sicure, ma che le scosse hanno nuovamente danneggiato.
Nel 2009 lo sciame sismico, che anticipò la scossa distruttiva delle 3:32, aveva attanagliato gli aquilani per quattro mesi, ma nessuno aveva negli occhi le immagini di quello che si è presentato tra la polvere dei calcinacci la mattina del 6 aprile.
Abbiamo conosciuto la distruzione e la morte, i palazzi sbriciolati e le case a pezzi. Con queste immagini negli occhi e con una cinica consapevolezza, gli aquilani affrontano il nuovo sciame sismico, sapendo che ormai tutto è possibile, anche vivere una scossa magnitudo 5.3 imprigionati nella casa che scricchiola e cede, sotto tre metri di neve.
Nel 1703 le scosse durarono dieci anni e culminarono il 2 febbraio in una scossa devastante di magnitudo stimata 6.3, che rase al suolo L’Aquila e distrusse i paesi circostanti da Amatrice, Leonessa fino a Sulmona.
La città si svuotò, furono sospese le tasse per dieci anni e per ripopolare L’Aquila fu emesso un editto che permise a suore e parroci di avere figli.
La storia non insegna.
L’Aquila prima del 2009 era una bella città universitaria, tranquilla e a misura d’uomo, in cui si viveva bene. Una cittadina d’arte, ricca di storia e di tradizioni. Cosiddetta la Gerusalemme d’occidente, perchè la sua pianta è l’immagine speculare della pianta dell’antica Gerusalemme.
Fu costruita, proprio come Gerusalemme, su una collina a 721 mt s.l.m. per proteggere antichi tesori, dice la tradizione.
Sarà per questo che gli aquilani sono così caparbi da continuare a lottare per difendere e ricostruire questa stupenda città, affinché tutti possano venire a visitare questo stupendo gioiello.
