Donne in fabbrica, Luisa racconta l’Italtel

Luisa, aquilana di 85 anni, fu una delle prime a lavorare in fabbrica. Ci racconta la sua storia, come quella di molte altre donne aquilane.
di Alberto Di Muzio
Siamo agli inizi degli anni ’60. Il boom industriale, dopo aver investito l’Italia intera, arriva anche all’Aquila: le fabbriche cominciarono ad aprire e chi voleva trovare lavoro poteva essere assunto.
La guerra era finita ormai da un pezzo e le donne cominciarono a rimboccarsi le maniche per prendere in mano il futuro della nostra città.
La Siemens, (ex Italtel) nata a Milano nel 1921, dedicata alla produzione di apparecchiature telefoniche, di motori elettrici e contatori, nel 1960 assume la nuova denominazione sociale di Società Italiana Telecomunicazioni Siemens Spa specializzandosi nel settore delle telecomunicazioni e dell’elettronica.
Agli inizi degli anni ’70 l’azienda aveva superato il numero di tremila dipendenti ed aveva acquisito la sede a L’Aquila.
“Nel 1980 diventa Italtel Spa e arriva a più di cinquemila dipendenti: più del cinquanta per cento del personale era composto da donne” racconta Luisa, aquilana di 85 anni.
“Come tante altre donne eravamo continuamente in cerca di lavoro: con molte difficoltà ma anche con molta determinazione riuscimmo ad avere la tanto desiderata lettera di assunzione in fabbrica. Non tutte però avevano un diploma e quindi frequentavano le scuole serali”.
Il titolo di scuola era fondamentale per le relazioni sociali e per il futuro lavorativo. Cominciava così una nuova rinascita per il territorio aquilano e le donne diedero man forte allo sviluppo dello stabilimento.
Ma non era tutto rosa e fiori: proteste e scioperi in fabbrica portavano le operaie a scendere in piazza e a far sentire la propria voce.
“Cartelloni, campanacci e fischietti risuonavano per L’Aquila” come un grido di ribellione a quel sistema lavorativo che non le stipendiava o, meglio, le stipendiava poco. “I cancelli aprivano la mattina presto, col freddo gelido dell’Aquila e le donne entravano a lavorare: lavoravamo in continuazione a testa abbassata senza interruzioni. Suonata la sirena, uscivamo tutte da quel cancello che ore prima ci faceva entrare” come in un film dei Lumière “Uscita dalla fabbrica” tutto tornava alla normalità e le donne tornavano dalle loro famiglie.