Le bollette non sono uguali per tutti

Si tornerà a parlare di maxi bollette nei progetti CASE il 10 luglio nel Tribunale aquilano: è stata infatti fissata per quella data l’udienza successiva a quella tenutasi oggi, in merito ai ricorsi fatti dai residenti dei progetti case sui consumi del 2013-2014.
Oggi nell’aula B del Tribunale dell’Aquila è stata la volta dei primi cento.
Tutto è partito dalle incongruenze sui calcoli dei conguagli: le ormai note bollette pazze contengono richieste di pagamento che arrivano a superare i 2 mila euro e in alcuni casi a sfiorare i 3 mila.
I consumi sono stati calcolati tenendo conto dei metri quadri degli appartamenti e non degli effettivi consumi individuali.
Così lo scorso anno oltre 500 famiglie hanno firmato il ricorso collettivo per chiederne l’annullamento. Nel mirino la differenza, più che evidente, tra le piastre e i dati del Comune parlano chiaro.
Facciamo un esempio: la piastra di Bazzano (n16) avrebbe consumato zero euro, quella di Cese di Preturo (n21) 25mila. Tradotto: in una piastra, per assurdo, a fronte dei dati, non sarebbe mai stata accesa la luce, mai utilizzato l’ascensore e le caldaie. Un altro mistero è l’incongruenza dei conguagli tra piastre identiche.
La denuncia è partita negli anni scorsi dal Presidente del Comitato Assergi 2 Ade, Giuliano Bruno.
“Il Comune di L’Aquila deve rispettare le leggi. L’amministrazione ha ignorato la nostra proposta che avrebbe equilibrato i costi tra le varie piastre”.
“Già dal 2010 il Comune aveva tutti gli strumenti per comprendere che i circa 5500 alloggi avrebbero avuto costi di gestione altissimi, superiori ai 6 milioni e mezzo di euro l’anno, ma nulla ha fatto per cautelarsi e rendere sostenibile economicamente il passaggio di consegne dalla Protezione Civile, prima della gestione e poi della proprietà”.
Il colpo di scena è quello delle ultime bollette.
Cosa non quadra? “Dal primo aprile 2016 si paga in base a una quota volontaria e una involontaria. Quest’ultima – spiega Bruno – non è stata considerata dal Comune che di fatto addebita la quota involontaria degli alloggi vuoti a noi residenti”.
Una incongruenza evidente è quella relativa al consumo dell’acqua calda nei mesi estivi. “Com’è possibile che in una piastra un metro cubo equivalga a 18 euro e in un’altra, peraltro identica, a 6 euro?”