11mila firme contro il pasticcio dei vincoli

30 marzo 2017 | 16:38
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11mila firme contro il pasticcio dei vincoli

Obiettivi centrati e successi meritati. Manca un altro passo decisivo che , questa volta, non spetta a Progetto Montagna, ma al Comune.
Luigi Faccia e Fausto Tatone ripercorrono le tappe dell’Associazione che da settimane si batte per il riposizionamento del confine esterno del Parco e della Zona di Protezione Speciale.

SAVE GRAN SASSO

Una conferenza stampa per illustrare i risultati raggiunti:

Oltre 11mila firme raccolte, 5582 per la prima e 5583 per la seconda petizione. Questi i numeri di intere giornate passate tra la gente per la raccolta firme: “Gente informata che ha deciso di firmare per il futuro perché tutti qui sappiamo bene che il motore economico della città è rappresentato in gran parte dalla montagna.

Una certezza si ha dopo 4 mesi di firme: I vincoli imposti si possono rivedere.

SULLA STRADA DEL REFERENDUM: “Siamo partiti con l’idea del Referendum (per chiedere l’uscita dal Parco o almeno un Parco a misura di uomo)  che nel 2015 hanno cercato di ostacolare” – ricorda Faccia. “Allora abbiamo fatto tutto quello che ci è stato chiesto dal Comitato dei Garanti per raggiungere l’obiettivo che non è solo nostro, ma di gran parte della popolazione”.
Le due petizioni dopo due mesi superarono le 5mila firme. “Gli amministratori non possono far finta di nulla, visto che il Comune ne ha riconosciuto la legalità”.

L’ATTENZIONE DELLA POLITICA: “Chiediamo che la cosa sia discussa in Consiglio Comunale. L’aspetto politico è fondamentale perché l’amministrazione deve dare un input alla Regione”. I termini sono scaduti: le firme vidimate sono state consegnate a Dicembre, quindi sono trascorsi i 90 giorni previsti. Sappiamo che l’iter è in corso ma aspettiamo risposte anche dopo la diffida di marzo”.

IL GRAN SASSO COME CORTINA: Progetto Montagna non si ferma ad aspettare: “Stiamo redigendo la carta del Gran Sasso sul modello di Cortina e chiederemo ai candidati sindaco della città di condividerla. La montagna va vissuta 12 mesi l’anno e diventare il reddito del territorio e dei giovani. Noi abbiamo il compito di far partire la macchina”.

Ieri è stata pubblicata sul Bura la famosa delibera 87, direttiva comunitaria che ha adottato le misure di conservazione della Rete Natura 2000 per Sic e Zps.
Si tratta della delibera approvata dalla Giunta regionale il 28 dicembre scorso che da ventiquattrore si può definire vigente a tutti gli effetti.

IL PASTICCIO DEI VINCOLI: “Ma qualcosa non quadra” – ribadisce Tatone: “Il legislatore ha previsto misure di conservazione ignorando le singole  esigenze dei territori. Abbiamo i criteri minimi che prevedono cosa si può e cosa non si può fare all’interno dei Sic e poi le misure di conservazione, queste di competenza regionale. Due parametri che potrebbero avvalersi dell’adozione dei piani di gestione, qualora non fossero sufficienti”.

Fin qui tutto chiaro, ma cosa è accaduto in Abruzzo? “Abbiamo agito al contrario: dai criteri minimi siamo passati direttamente ai piani di gestione, tra l’altro uguali l’uno con l’altro, sebbene le zone oggetto degli stessi fossero assai diverse tra loro. Non si possono adottare misure di conservazione dopo aver istruito i piani di gestione e far finat che i territori siano tutti uguali. Bisogna ritornare alle misure di conservazione e farle adeguate tenendo conto della situazione. Solo all’occorrenza fare i piani di gestione”.