Il ruolo dei tifosi nell’AS L’Aquila

4 maggio 2017 | 10:41
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Il ruolo dei tifosi nell’AS L’Aquila

di Enrico Cavalli

Il Supporters’ Trust,  nel senso di un comitato dei tifosi in sostegno etico ed eventualmente economico, alle sorti di una società calcistica, trova crescenti riscontri nel massimo fottball europeo e recentemente in Italia. Questo partecipazionismo dei supporters’ alla governance di un club, ha importanti antecedenti nella modernità sportiva aquilana, quindi, ai primi decenni della vicenda rossoblù.

Ad inizio’900, nella piccola olimpiade d’Expò di Aquila,  emerse, l’epocale coinvolgimento popolare per la locale Società sportiva del 1907, al di là degli effettivi apporti pubblici e privati in merito.

Il puro volontarismo de“Ju footteballa”,  tra sisma marsicano del 1915 e Grande Guerra, si inquadrava nel solidarismo reducista della Polisportiva Folgore. Oltre la digressione identitaria della SS.Città dell’Aquila nel 1927 e dello sport in chiave GUF., tra i punti dell’opzione turistico-sportiva della Grande Aquila di Adelchi Serena, stette la interclassista AS.Aquila 1931,  a tre livelli di sottoscrittori economici con riflesso nella divisione dei settori (tribuna, distinti, curva) del polifunzionale stadio ”XXVIII ottobre”.  Tale associazione in stile clubs iberici e nordeuropei, pure, giovandosi dei prelievi del liberale fondo “Pro Aquila”,  ascese in serie B nel 1934, prima del dramma di Contigliano nel 1936,e,  lottando in Coppa Italia contro AS.Ambrosiana-Inter e FC.Juventus.

Dopo la seconda guerra mondiale, si mantengono le sottoscrizioni rossoblù della piccola borghesia dei Cantalini, Lattanzio, Luzzi, Scipioni con trasparenza sulle somme raccolte e destinazione delle stesse; una modalità di autofinanziamento non disdegnata dalla istituzionale Polisportiva L’Aquila Rugby di Fattori e Camerinijr.. Il democratico ceto politico dei Chiarizia, Lopardi, DiCola, Natali, Mariani, inaugura il mecenatismo dei Del Sole, Cicchetti, Irti, Del Fante, Barattelli, che tuttavia non tolgono spazio al ruolo dei tifosi con periodiche e vivaci assemblee pubbliche, perfino, sugli acquusti da fare, e, si badi, senza che quel parterre du roi di amministratori, se ne crucciasse più di tanto: semmai, era il contrario!

Causa ingloriosa caduta in serie D nei’70, della commercializzazione calcistica, ci sono i coraggiosi azionariati rossoblù del giornalista Celaia e dell’esercente Ioannucci, che hanno appoggio inusitato nell’ex presidente romanista Gianni, ma siamo negli anni delle contestazioni ed austerity.

Lo sforzo della strapaesana dell’Assessore allo sport  De Felice, preparava la cordata dei quattrocento aquilani d’hoc che guidati da Angelini, colsero la C2 nel 1978-79, ad omaggio dei ”4 ragazzi” rossoblù, periti in treno a Sulmona.

Mancanza di consapevolezza sull’evoluzione finanziaria del football italico e personalismi esasperati, fanno decadere, in parallelo alla ricaduta in D del sodalizio dai mutevoli presidenti, proprio, l’azionariato popolare. A rispolverare l’idea a fronte della prima radiazione del calcio aquilano in C2 nel 1994-95, il progetto“Volere Volare”di Bernardi e Petrilli, sì decantato alla venuta dei capitali esterni funzionali alla C1 nel 1999-2000,  ma, scialuppa di salvataggio rossoblù nella “indecente ingiustizia”calciopolista del 2003. Dal difficile post fallimento del 2004 alla Eccellenza abruzzese 2007-08, sono i panathleti Capaldi Cantalini, Gentile, Colantoni, che provvedono ad aiuti una tantum ed utili alla acquisizione dell’AS.L’Aquila, da parte dei Gizzi, Taddei, Taffo, Chiodi, Mancini, le rappresentenze della imprenditoria edile all’atto del sisma 2009.

Il più grande cantiere d’Europa, non porta che alla effimera serie C, laddove, riemerge la importanza di una partecipazione dei veri tifosi aquilani, alle sorti rossoblù, per la nascita il 17 ottobre 2014,  del Supporters’ Trust L’AQUILA ME’.

In esposizione di simbologie della municipalità, nella sua ora più difficile, ma carica di grande resilienza, legittimato da FIGC., LegaPro., ed UEFA., il Supporters’ Trust  Laquilame’, riscuote consenso per le sue varie iniziative: mostra sui 100 anni di calcio aquilano, gemellaggio con Contigliano, questione della stadio all’Acquasanta. Ora, specie in Italia, il fair play finanziario dell’UEFA., fa sì che i club non siano più dirigibili da un uomo solo al comando e chiamato dalla politica di turno, per tacitare le periodiche  polemiche.  La forza di una società, deve scaturire non dalla dirigenza momentanea, ma dal ruolo attivo della tifoseria, a garanzia di sostegno continuativo al calcio locale, così, rendendolo appetibile a potenziali investitori.

L’ingresso dei tifosi nel sodalizio rossoblù, è condizione prima di un nuovo modo di fare calcio nel capoluogo abruzzese, che anzi, vista la positiva coincidenza nella sua storia di risultati agonistici e sottoscrizioni popolari, dovrebbe imparare molto di una gloriosa tradizione sportiva, certo da rinverdire nelle forme e metodologie che si vorranno attuare. Viceversa, sarà difficile discostare il futuro rossoblù dagli ultimi, ripetitivi e talora inusitabili copioni.