Arischia: storia, memoria e previsioni

Arischia costruita sulla faglia: la storia che non insegna, la non ricostruzione, le previsioni divenute reali. “Cosa diceva Moretti 6 anni fa”.
di Francesca Marchi – Echi dai Borghi
I danni evidenti del terremoto, le case abbattute e non ricostruite, la speranza svanita di tornare nelle abitazioni, quelle vere.
“Vedo fare foto da anni e la mia casa non la rivedrò” – mi ferma una signora di Arischia mentre scatto foto al centro del paese.

Colle, la parte più in alto, è intatta: silenzio e distruzione, come otto anni fa.
Poi gli altri terremoti di Amatrice, Norcia e le scosse insistenti cominciate da gennaio hanno fatto sentire i residenti ancora più terremotati.

Una casa pericolante per giorni ha bloccato l’ingresso principale, poi la lotta per entrare nel cratere, quello nuovo, lo spopolamento evidente dopo che settecento persone sono andate via, l’asilo che ha soli 5 bambini iscritti, il centro storico del paese chiuso, le case agibili sgomberate perché in un contesto poco sicuro.

Questo e molto altro è Arischia oggi.

Per la chiesa di San Benedetto la speranza, invece, si fa concreta: i lavori sono partiti. Questo è il tesoro più prezioso di Arischia, direbbe Abramo Colageo storico del posto che ha sempre sottolineato l’importanza architettonica, artistica e soprattutto la memoria storica.
Questa è la eco più intensa in questo borgo che sopravvive: la Chiesa in Piazza Duomo eretta nel 1157 è simbolo del terremoto del 1703. Qui morirono oltre 300 persone che all’interno pregavano per alleviare la preoccupazione delle scosse. Si tramanda l’immagine del sangue che fuoriusciva dal portone principale della chiesa.
Arischia è anche la ‘casa’ del geologo Antonio Moretti. Inuna intervista del Fatto Quotidiano a cura Ferruccio Sansa, il geologo, nel settembre 2010, aveva spiegato l’evoluzione che la faglia, che passa lungo tutto il territorio di Arischia Montereale, Pizzoli, Barete e Amatrice, avrebbe avuto: “Il rischio di ampliarsi e generare un sisma importante non è da escludere”.
E così è stato, sei anni dopo.
Moretti, che non si definisce un guru, è diventato comunque il punto di riferimento di tutto il territorio colpito dalle scosse: la luce accesa della sua finestra ha fatto da tranquillante nelle “movimentate” serate aquilane.