Induzione indebita, impugnata l’assoluzione di Cialente

Il 3 aprile scorso il sindaco Massimo Cialente è stato assolto dall’accusa di induzione indebita – la così detta concussione depotenziata – in merito all’affidamento di alcuni lavori e alle pressioni ad un funzionario comunale perché liquidasse Sal ad un’impresa nonostante non avesse il Durc in regola.
Ora, il PM Stefano Gallo ha deciso di impugnare l’assoluzione, arrivando in Cassazione.
La Suprema Corte dovrà decidere se ricominciare tutto da capo, con la restituzione degli atti e l’affidamento ad altro Giudice, o se chiudere così la vicenda.
A fare scalpore, in queste ore in cui si apprende dell’impugnazione da parte di Gallo, sono anche alcuni stralci di intercettazioni pubblicati da L’Editoriale, in un articolo di Peppe Vespa: intercettazioni nelle quali il sindaco Cialente e l’ex suo vice Trifuoggi parlano – e non certo in termini lusinghieri – del Pubblico Ministero Stefano Gallo.
La magistratura parla di Cialente, ma ha problemi nel chiamarlo Cialente, appellandolo invece Federico Federici, così come pure usa altri pseudonimi per riferire di un noto imprenditore come di un certo Alessandro Alessandrini. E perché queste coperture? Per non far capire niente “al maresciallo” (che sta registrando), che prendono perfino in giro. Cialente, evidentemente prima di essere stato avvisato, perché poi si capisce che “qualcuno” lo avvisa di essere intercettato, parla con l’ex magistrato Trifuoggi, fino a ieri vice sindaco, oggi candidato sindaco, per dirgli che “Gallo è un coglione”. E Trifuoggi a ribattere che è “Un gran coglione”.
scrive Vespa, che fa anche intendere come il sindaco, ad un certo punto, fosse stato informato del fatto di essere intercettato.
Per la cronaca, oggi Trifuoggi in una intervista su Il Centro si scusa per quelle espressioni: “non c’erano giudizi su quell’inchiesta, di cui tuttora non so nulla”.