
di Fulgo Graziosi
Si è svolta la conferenza stampa convocata dall’Avvocatura dello Stato di L’Aquila. Una conferenza che avrebbe potuto essere evitata, dal momento che il Dirigente Patella e l’assistente Diodato si sono limitati, con molta diplomazia, ad illustrare i compiti esecutivi dell’Ufficio che conosciamo già da tempo.
La nostra azione, che poi è quella dei cittadini aquilani, mirava ad obiettivi ben diversi. Tendeva a sollecitare gli interventi delle Istituzioni locali in merito alla scarsa attenzione della Presidenza del Consiglio in merito a un argomento impregnato più di valori umani e morali, che non legali e amministrativi. Torniamo a ribadire il concetto che l’unica sentenza, attendibile per credibilità, è stata quella di primo grado emessa dal Tribunale dell’Aquila che, oltretutto, ha assegnato anche una provvisionale ai superstiti delle famiglie che si sono costituite in giudizio. Il ribaltamento del giudizio iniziale in sede di Appello e di Cassazione ha lasciato non pochi dubbi nella pubblica opinione, soprattutto per la formula assolutoria di sei componenti della Commissione Grandi Rischi e con la condanna del solo Vice Presidente, ossia il capro espiatorio. Inoltre, si è verificata una ulteriore discriminazione nella individuazione dei superstiti aventi diritto di attribuzione della provvisionale e del successivo saldo di risarcimento del danno subito. Sembrerebbe che il risarcimento spetti soltanto a quelle persone che De Bernardinis, unico colpevole, abbia provveduto a rassicurare. Mentre gli altri sarebbero costretti a restituire l’acconto ricevuto per effetto dell’intervenuta assoluzione penale degli altri sei membri della Commissione che, di fatto, farebbe cadere ogni diritto risarcitorio. Questo aspetto non chiarisce i dubbi espressi dall’opinione pubblica che vorrebbe conoscere le argomentazioni addotte dai giudici di secondo e terzo grado per giungere alle determinazioni del giudicato finale.
Proprio in base a queste considerazioni la nostra testata ha sollecitato gli organi pubblici locali a manifestare la propria volontà e quella dei cittadini, affinché la Presidenza del Consiglio possa prendere seriamente in considerazione la possibilità di sospendere l’azione di recupero dei risarcimenti, facendosi carico, umanamente e politicamente, del relativo onere finanziario. Iniziativa che le Istituzioni avrebbero dovuto assumere autonomamente non appena è stato reso noto provvedimento assunto dalla Protezione Civile e dalla Presidenza del Consiglio.
Forse, sarebbero stato utile, conveniente e doveroso che proprio la Presidenza del Consiglio avesse convocato la Conferenza Stampa, non solo per smentire quanto affermato dagli alti rappresentanti dello Stato nella varie visite in città, non per spiegare al prossimo il rispetto e l’applicazione delle sentenze processuali, procedimento noto a tutti, ma per affermare pubblicamente che tutti gli organi governativi dello Stato, all’unisono, avrebbero evitato politicamente di dar corso alla esecutività del recupero delle provvisionali e all’esclusione del diritto risarcitorio per i superstiti titolati. L’intervento del Ministro Finocchiaro, praticamente in linea con gli orientamenti dell’Avvocatura di Stato, non ha fornito adeguate garanzie per le famiglie che hanno subito gravissimi lutti. Sarebbe quanto mai opportuno e necessario che le Istituzioni locali esercitassero una adeguata pressione al fine di ottenere risposte risolutorie da parte del Governo.