Lella Di Marino, la scrittice che educa a sognare

“Un sognatore per vincere deve avere la testa tra le nuvole ed i piedi per terra”
Queste le parole di Lella Di Marino, poetessa e scrittrice di origini napoletane, che venerdì mattina ha scelto L’Aquila per inaugurare ilsuo progetto itinerante nelle scuole “Educare a sognare”, insieme agli alunni del liceo musicale dell’Istituto Domenico Cotugno.
Quello del sogno, della speranza, rappresenta il concetto chiave dell’iniziativa, che vuole essere un dialogo con i più giovani e la città, ferita ma combattiva, è sembrato alla scrittrice il luogo più adatto per iniziare.
Intervistiamo Lella Di Marino mentre è in viaggio verso Onna per lavorare al suo nuovo libro, dal titolo “LA-QUI-LA”, nella cui copertina campeggerà un quadro dell’artista aquilano Mimmo Emanuele. Non sa ancora come tratterà un tema difficile come quello del terremoto aquilano, su cui tanto è già stato scritto. Per capirlo ha deciso di andare sul campo e visitare i paesi distrutti dal sisma: sarà il loro silenzio a raccontare.
– Lella, chi è il sognatore?
“Il sognatore è una persona che non si arrende, che crede nelle sue capacità e nel fatto che può raggiungere quello che vuole. Io specifico sempre di essere una sognatrice con la testa fra le nuvole e i piedi per terra: un sogno non lo si può solo tenere nella mente ma deve realizzarsi attraverso le azioni.”
– Perché inaugurare questo progetto proprio a L’Aquila?
“Ho scritto un’ode – A te – sulla storia vera di una mamma che perse la vita durante il terremoto e l’ho dedicata a tutte le vittime. Dopo averla presentata all’interno del mio libro di poesie “La mia vita in un verso”, è stato fatto un quadro da Gino Rodella, un grande maestro della pittura, architetto e stilista, che è stato donato alla Pro Loco di Coppito. Quindi è iniziato tutto da lì, per caso: ho conosciuto tramite facebook delle persone del posto, che mi hanno raccontato le loro tragedie.
Da lì è nato il mio amore per L’Aquila, anche se non l’avevo mai vista: ho apprezzato il temperamento delle persone che comunque non si abbattono, hanno sempre la forza di reagire, di credere, di fare, di restare sul posto. Siete molto tenaci e in questa cosa qui mi assomigliate tanto.
Oggi finalmente ho realizzato questo progetto, con l’appoggio della professoressa del Cotugno Alessia Onofri”.
– Come è stato recitare la tua ode sulle musiche composte dagli studenti?
“E’ stato davvero emozionante! I ragazzi hanno creato una stupenda composizione, da pelle d’oca. Ho pianto, non sono riuscita a trattenermi. E’ stato un lavoro egregio, sono stati bravissimi.
Appena avremo tutto il materiale, faremo un video che verrà messo su YouTube.”
– Questo per te non è il primo incontro con le scuole e non sarà l’ultimo. Cosa vedi nei giovani e soprattutto, cosa hai visto nei ragazzi aquilani?
“Io ho insegnato tantissimi anni, quindi un po’ di esperienza con i ragazzi ce l’ho. Ho iniziato il progetto con i bambini piccoli a Brescia: ho usato la favola per parlare loro del sogno, del credere in se stessi e soprattutto nel futuro.
Poi ho tenuto un evento nella scuola alberghiera “Mantegna” di Brescia: una cena di beneficenza per raccogliere fondi per L’Aquila, che domani consegnerò al sindaco a Palazzo Fibbioni. Un dono di ragazzi destinato a ragazzi.
Ciò di cui ho avuto la conferma è che tra loro sono tanti quelli desiderosi di migliorare, di far bene nella vita: l’ho visto a Brescia, dove sono stati dalla mattina fino a quasi mezzanotte a lavorare con l’obiettivo di fare qualcosa per gli altri, e a L’Aquila, dove i ragazzi hanno svolto un lavoro enorme per la composizione musicale e durante l’incontro sono stati attenti e sono venuti a farmi tante domande.
Ancora una volta ho la conferma che la vita non è così brutta come purtroppo ci vogliono far credere: questa spinta a dire sempre cose negative deve essere smorzata.
Con il mio progetto “Educare a sognare” andrò nelle scuole d’Italia per dare una speranza.
– So che è in cantiere il tuo nuovo libro, “LA-QUI- LA”.
“Era un’idea che avevo in testa già da tempo ma non sapevo bene cosa scrivere. Sai, è stato detto e scritto di tutto e non volevo fare una cosa banale, quindi ho sentito l’esigenza di venire sul posto e capire che cosa può essere detto di diverso. Il titolo è l’unica cosa certa fino a adesso, perché dà l’idea di uno sparpagliamento, di un disorientamento sia a livello materiale che personale: improvvisamente ti trovi senza più niente, con la tua instabilità psichica e materiale. Questo è il fulcro del libro, ma non so ancora in che termini lo svilupperò. Sto andando a visitare i paesi distrutti per cercare di carpire il modo migliore in cui posso esprimermi”.