L’esposizione rivelatoria di Paolo Alloggia

Cool-tura, rubrica di Valeria Mancini*
Si è conclusa oggi l’esposizione dei disegni di Paolo Alloggia, nella sala di Palazzo Fibbioni, curata da Anna Barile e Mascia Cima.
“Non andare, vai/Non restare, stai”: nel titolo sono sintetizzate le ragioni che hanno mosso il concretizzarsi di questa mostra. Lo scopo era quello di mostrare il lato più intimo e celato di quest’uomo; un uomo conosciuto da tantissimi per le sue molteplici attività, ma che quasi nessuno conosceva per questa sua maniera di esprimersi attraverso il segno. Già dal titolo si manifesta la sua anima: turbata, tempestata di dubbi, titubante, ma anche innamorata, passionale e sincera.

Anche se per qualche anno frequentò l’Istituto d’Arte di L’Aquila, i suoi lavori migliori non fanno parte di un perfezionamento formale, ma di un percorso di vita, intriso di sofferenza, che lo portava inevitabilmente ad esprimersi per immagini. L’immagine è sostanzialmente la forma di espressione più primitiva ed efficace che l’essere umano ha da sempre usato per comunicare. Raccontarsi senza i freni inibitori della tecnica è, infatti, un modo più semplice per arrivare agli altri: non ci sono barriere, solo un bisogno incessante di liberarsi.

Lo stile è ciò che in noi si è depositato senza che quasi ce ne accorgessimo, ed emerge come linguaggio già formato a fissare le nostre esperienze”: con queste parole Piervaleriano Angelini spiega la naturalezza dell’espressione artistica che è innata in ciascuno di noi e che attraverso questi disegni Alloggia ha ampiamente dimostrato di avere.
I suoi disegni parlano come una madre parla ad un figlio: con la stessa sincerità e la stessa premura che impiegherebbe per parlargli di questioni importanti. In tal caso ad avere un certo peso sono i sentimenti. Paolo Alloggia di sentimenti ne provava tanti, di contrastanti, e col suo segno li ha fatti provare anche a noi.

Inoltre, ho personalmente amato il fatto che ogni quadro fosse accompagnato da brevi versi tratti dal libro “Ultimo firmamento” di Giorgio Rafaelli (presentato nei locali della Libreria Colacchi di L’Aquila Sabato 1°aprile 2017). Ciascun accostamento aveva un senso ben preciso e ogni pensiero pareva essere la descrizione di un’immagine, come se provenissero da un unico autore. “E mai sazio è il pensiero: dell’emozione-della bellezza nell’imperfezione”: questa è una delle tante frasi messe ad accompagnare l’esposizione ed è quella che più di tutte ne rappresenta il significato.
Sicuramente è stata una mostra ben riuscita, curata nel dettaglio, che ha riscosso un notevole successo fra gli aquilani, specialmente fra i giovani.