Transiberiana d’Italia, ritorno al futuro

di Eleonora Falci
E’di sicuro anacronistico viaggiare su una linea di fine ‘800, a bordo di un convoglio storico degli anni ’30 con panche in legno e scritte del primo ‘900 e al tempo stesso armeggiare con smartphone e fotocamere per riprendere i paesaggi mozzafiato e i musicisti che allietano il viaggio: ma è un’esperienza che lascia il segno.
Siamo a bordo della Transiberiana d’Italia, la Sulmona – Carpinone – Isernia, inaugurata nel 1897 e abbandonata definitivamente dal 2011: la politica italiana la definì, insieme a molte altre linee interne, un ramo secco da potare per il modesto traffico di passeggeri e merci che via via, dagli anni 80 in poi, hanno usufruito di questa linea ferrata. Ma da una ‘potatura’ è nata una grande possibilità.




Certo, La Transiberiana d’Italia è un po’ l’emblema di quanto accade, spesso, in Italia e nella nostra regione, in particolare.
Una linea incredibilmente bella dal punto di vista paesaggistico, che affianca lunghe distese di neve – proprio come la Transiberiana, quella vera – a paesaggi mozzafiato, ripresi dall’alto come se li stessimo sorvolando a bordo di un aeroplano. Eccezionalmente all’avanguardia per l’epoca in cui fu costruita: inaugurata il 18 settembre 1897, viene considerata un capolavoro di ingegneria ferroviaria con una pendenza massima del 28 per mille. La stazione di Pescocostanzo, a 1268 metri s.l.m., è la seconda più alta d’Italia, dopo quella del Brennero.



Eppure dal 2011 non passano più treni ‘normali’ su questi 128 km: troppo poco rilevante il traffico di merci e persone, con la maggiore disponibilità di mezzi privati e il progressivo spopolamento dell’Abruzzo interno. Troppo alte le spese da coprire con il semplice prezzo del biglietto dei viaggiatori e i sempre meno contributi statali, che servono a malapena a manutenere una linea che passa dai 328 metri di Sulmona ai 1200 di Rivisondoli per scendere poi, a Castel di Sangro a 793 metri slm, risalire fino a San Pietro Avellana per poi scendere nuovamente ai 423 metri slm della stazione di Isernia.



E allora ci pensa la Fondazione FS Italiane che sensibile alla tematica, ha tutelato la ‘nostra’ Transiberiana all’interno del proprio progetto denominato Binari senza tempo: quattro spettacolari linee ferroviarie, che diventano un vero e proprio “museo dinamico” che la Fondazione stessa intende preservare e valorizzare. Con loro collaborano, dal 2012, i volontari dell’associazione Le Rotaie e fanno una scommessa: far rivivere la Transiberiana, portando turismo lento e esperienziale, legato alla valorizzazione del territorio e dei piccoli e grandi borghi che si snodano lungo il percorso. Farne conoscere la storia, i prodotti tipici, la natura, le attività commerciali.
Una scommessa vinta.
A bordo di un convoglio storico con carrozze “centoporte” e “terrazzini” realizzate tra il 1920 e 1930, trainate dal locomotore diesel D445.1145 per l’occasione colorato con la classica livrea FS verde e marrone, centinaia di persone possono rivivere tutta l’atmosfera di quasi un secolo fa, di quando i viaggiatori seduti su quelle stesse panche di legno avevano mete diverse da quelle che oggi vengono proposte.




Tappe del viaggio di ieri Palena, Roccaraso e Campo di Giove, in un abbinamento vincente che ha unito la storia e il paesaggio con l’anteprima nazionale di Cantine Aperte: 20 cantine abruzzesi che hanno proposto degustazioni dei propri prodotti, affiancati a produttori locali di specialità gastronomiche, dai bocconotti alla ventricina abruzzese. Il tutto accompagnato da musica e dai racconti delle guide della Fondazione e de Le Rotaie.



Centinaia di visitatori sono accorsi da ogni parte d’Italia a Sulmona, punto di partenza: ogni volta che c’è una corsa del treno storico si fa fatica a trovare i biglietti, vista la richiesta. E in centinaia ieri – famiglie con bimbi, giovani e meno giovani, coppie e comitive – si aggiravano per questi borghi dell’Abruzzo interno, in una domenica di metà maggio in cui, normalmente, il passaggio non sarebbe stato così massiccio.




Un modo intelligente per rilanciare il territorio e le zone interne: un turismo da promuovere e che affascina sempre di più.