L’Aquila calcio: cosa pensano i sette candidati sindaco?

di Claudia Giannone
Sette candidati a sindaco della città de L’Aquila, un tema per riunirli e comprendere i diversi punti di vista: L’Aquila Calcio e l’aspetto sportivo della città.
Un aspetto forse a volte considerato secondario e marginale, ma in realtà di fondamentale importanza per la tanto nominata ricostruzione del tessuto sociale. In seguito alle ultime tre stagioni del calcio aquilano, caratterizzate da uno scandalo calcio scommesse, da una retrocessione e da una mancata promozione, il Supporters’ Trust L’Aquila Mè coglie l’occasione al volo per poter portare al centro dell’attenzione la situazione della squadra del capoluogo abruzzese, per capire il pensiero dei sette candidati che, naturalmente, nel caso di elezione dovranno fronteggiare anche il problema calcistico aquilano.
Quattro le domande poste dal presidente del Supporters’ Trust L’Aquila Mè Marco Mancini, ma un po’ di confusione nelle risposte, che spesso hanno portato all’accorpamento dei diversi temi.
Nell’ordine prestabilito: l’individuazione dei motivi che, secondo loro, hanno portato al distacco tra l’attuale società e la tifoseria, le possibili strategie di rilancio del calcio in città, il valore sociale dello sport e della partecipazione attiva dei tifosi e, infine, il pensiero relativo all’impiantistica sportiva cittadina, con il riferimento specifico allo Stadio ‘Gran Sasso d’Italia’ e al suo mancato completamento.
Iniziamo dai due candidati che, per impegni personali, hanno abbandonato la sala molto prima del previsto. Giancarlo Silveri (Riscatto Popolare) e Americo Di Benedetto (Coalizione centrosinistra Vivendo L’Aquila).
“In questo momento – ha affermato Silveri – l’economia aquilana è fragile e frammentata. È difficile che possa intervenire per lo sport. È necessario, dunque, un intervento della pubblica amministrazione. Bisogna voltare pagina. Se io divenissi sindaco, chiamerei tutte le associazioni come il Supporters’ Trust per realizzare una planimetria completa della situazione, per comprendere quali sono gli aspetti che spettano all’amministrazione comunale. A L’Aquila, sono venuti in molti, e molti hanno avuto il loro giusto guadagno. Ma la città non può solo essere usata.”
“Lo sport – ha invece sostenuto Di Benedetto – è il primo elemento di socializzazione. Bisogna creare le condizioni per far sì che si possa esercitare, come il miglioramento delle strutture nel territorio. Grande attenzione, inoltre, dovrebbe essere posta al settore giovanile. Inoltre, di grande importanza deve essere il rapporto con il pubblico: la tifoseria rappresenta, come sempre, il dodicesimo uomo in campo”.
Restano, invece, fino al termine dell’incontro gli altri cinque candidati, che aggiungono qualche parola in più sulle diverse questioni analizzate.
“Sono stato e sono un uomo di sport – ha detto Nicola Trifuoggi(coalizione L’Aquila Polis)– e so quanto sia importante la passione per lo sport. Le società sportive sono le ambasciatrici di una città. I motivi dello scollamento? La scarsa trasparenza della conduzione della compagine societaria, che ha portato, al di là dei risultati sportivi, a una reputazione pessima della squadra di calcio aquilana. C’è bisogno di una strategia urgente: è necessario convincere l’attuale dirigenza a farsi da parte, saldando i debiti pregressi. Personalmente, convocherei tutti gli imprenditori presenti a L’Aquila e cercherei di convincerli a reinvestire nella città. Ma il presidente, almeno nel momento di transizione, non dovrebbe essere aquilano, ma uno sportivo di fama che ha agito in prima persona (riferendosi ad Antonello Bernardi, presente in sala).
È il turno di Pierluigi Biondi (coalizione centrodestra).
“In altri casi simili a quello de L’Aquila, il tessuto politico ha saputo trarre dal dramma anche la linfa per sostenere attività che qui sono considerate secondarie. Secondo me, bisogna ripartire da un tessuto collettivo che ha un legame libero con la politica, i tifosi possono farsi parte attiva. L’impiantistica ha un valore primario, bisogna portare avanti una gestione oculata. Naturalmente, per il Trust deve esserci la possibilità di entrare in società. Un’idea potrebbe essere quella di garantire delle risorse del fondo etico al Supporters’ Trust per rientrare in società. Il ruolo dei tifosi non può essere svolto dai politici”.
“Spesso – ha invece affermato Carla Cimoroni(coalizione civica L’Aquila Chiama) – siamo stati noi a sollecitare gli imprenditori ad investire sulla città che ha dato loro dei soldi. Il problema, in questi anni, è stato rappresentato da una gestione poco trasparente: alla base delle decisioni e delle scelte, ci deve essere una comunicazione chiara. Ci vorrebbero maggior partecipazione, maggior trasparenza e maggior controllo. Il sindaco dovrebbe essere uno stimolo in questo processo per rendere lo sport un collante sociale per la città. Per quanto riguarda gli impianti sportivi, in questo momento c’è carenza. I costi sono molto alti e il comune ha il dovere di intervenire. Si tratta di un valore sociale al di là del valore economico”.
La parola passa a Fabrizio Righetti (Movimento 5 Stelle).
“Sono state fatte delle gestioni sbagliate nel corso degli anni ed è mancata una programmazione. Sembra assurdo che siano i tifosi a dover sollevare un problema come questo. Con il terremoto, in molti si sono arricchiti: non possiamo costringerli a reinvestire nella città, ma si tratta di un problema culturale. Bisogna garantire la trasparenza e la legalità, verificare i finanziamenti previsti e capire cosa manca per poterli attuare. Deve esserci una partecipazione di tutti. I soldi destinati allo sport devono essere usati nel migliore dei modi. I tifosi? Sono persone che dedicano parte della vita allo sport senza nessun fine personale. Il loro intervento deve essere visto come un fatto positivo che deve portare a migliorarsi, non a criticare”.
“Gli ultimi tre anni – ha concluso Claudia Pagliariccio(Casapound) – sono stati disastrosi. Uno dei primi passi potrebbe essere quello di riportare le famiglie allo stadio. L’obiettivo è quello di restituire a L’Aquila il proprio orgoglio calcistico. Bisogna garantire i finanziamenti da parte di tutti: in un primo momento delle grandi imprese, successivamente, con un progetto a lungo termine, anche delle piccole e medie imprese. Si potrebbe parlare di un azionariato diffuso. Le strutture attuali andrebbero valorizzate, altri spazi andrebbero creati. Se ci sono dei soldi per lo stadio, devono essere utilizzati immediatamente e la gestione dovrebbe essere totalmente affidata alla società, una società, mi auguro, nuova”.