VERSO LE ELEZIONI... CON UN PO' DI IRONIA |
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San Lustio

1 giugno 2017 | 11:49
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San Lustio

di Fulgo Graziosi

In questi giorni, sull’onda di una virulenta campagna elettorale impregnata di messaggi online, postazioni continue e incessanti su Facebook, botte e risposte in tempo reale, la mente è tornata ai bei tempi della propaganda elettorale fatta attraverso i comizi sulle più belle piazze aquilane.

Era un confronto diretto tra candidati ed elettori. Qualche volta anche con incontri contraddittori tra due candidati di diversa estrazione politica.

Spataro, Natali, Gaspari, Mariani, richiamavano l’attenzione di masse di cittadini, che si riversavano su Piazza Palazzo o Piazza Duomo a seconda delle circostanze o del Partito con il numero maggiore di simpatizzanti.

Gli intellettuali aquilani preferivano assistere ai comizi di Di Giannantonio, antagonista di Natali e Gaspari per la Valle Peligna, pur militando nello stesso Partito. Occorre dare a Cesare quel che è di Cesare. Natalino Di Giannantonio possedeva un eloquio forbito, con appropriato uso dei termini, incisivo e penetrante, anche attraverso la modulazione dei toni della voce. Le frasi che pronunciava erano tutte di senso compiuto. I discorsi, impeccabili, contenevano le tre colonne portanti della enunciazione: Analisi, tesi e sintesi. Era un vero piacere ascoltarlo.

Neppure gli altri difettavano di queste caratteristiche, tranne qualche pronunciata inflessione dialettale di Remo Gaspari. Gli aquilani di una certa età ricorderanno sicuramente con piacere la figura dell’eclettico Avv. Attilio D’Amico, UNSIPO, che con i suoi sarcastici interventi ironizzava su tutti i candidati al Parlamento. In una delle sue candidature si presentò con il simbolo dell’Ulivo, ancor prima che Prodi apparisse sulla scena politica.

Ci sono altri simpatici particolari che mi tornano alla mente.

Nell’immediato dopo guerra gli agricoltori del contado ritenevano che il nostro concittadino Crispo Sallustio non fosse uno scrittore latino dei tempi di Roma Imperiale.

A Sallustio avevano attribuito qualità e caratteristiche della santificazione. Secondo loro il verso nome era San Lustio e non Sallustio, probabilmente per la pronuncia dialettale.

Ricordo che ci veniva da sorridere quando le donne dei paesi vicini, passando a Piazza Palazzo sotto la statua di Sallustio, si segnavano sempre di croce per chiedere l’intercessione di San Lustio sul profitto dei figli studenti, o perché andassero a buon fine dei progetti familiari.

Un anno, tra i vari candidati, si presentò alle elezioni anche un amico carissimo che, per la prima e unica volta, tenne un comizio proprio a Piazza Palazzo al cospetto di Sallustio. Mentre ascoltavo i suoi discorsi, mi venne in mente di scrivere alcuni pensieri in dialetto aquilano, mettendo insieme la contrarietà della madre per la candidatura e la devozione delle donne per qualità divine di San Lustio.

Ve li trascrivo fedelmente in vernacolo e, in simultanea, in lingua italiana. Dedico questa poesia a tutti i candidati, nessuno escluso, con molta stima, affetto e un pizzico di ironia. In bocca al lupo.

SAN LUSTIU E LA MAMMA DEJU CANDIDATU