L’Aquila, storia delle elezioni dell’11 giugno 2017

Buona l’affluenza alle urne: 67,77%. Hanno votato 40063 aquilani. Si è votato nella sola giornata di una domenica estiva, con moltissimi elettori arrivati al seggio a fine giornata, dopo una gita al mare.
47,08% contro 35,84%. 18mila 500 preferenze a fronte di poco più di 14mila: questi i risultati emersi dallo spoglio, lunghissimo e non senza problemi e contestazioni.
Liste e preferenze
Il voto disgiunto pratica usatissima, che ha consentito a Biondi di ottenere più consensi rispetto a quelli delle proprie liste. Viceversa, il candidato sindaco Di Benedetto ha ottenuto meno preferenze rispetto alle sue liste: ma il Passo Possibile, la lista costruita proprio dal candidato di centrosinistra, è terza in assoluto per preferenze, dopo Forza Italia e Partito Democratico, trainati invece da mister e miss preferenze quali Tinari, Liris, Iorio e Palumbo.
Una campagna elettorale iniziata mesi addietro con le primarie di centrosinistra, che hanno visto Di Benedetto staccare Pietrucci contro le previsioni che volevano il consigliere regionale già candidato: quest’ultimo, incassata la sconfitta, non ha lesinato l’appoggio a Di Benedetto, accompagnandolo su palchi, in comizi e manifestazioni e indirizzando il proprio bacino elettorale a sostenere il candidato e candidati consiglieri della coalizione civico progressista.

Dall’altra parte, dopo oltre un decennio il centrodestra si è trovato unito attorno ad una figura come quella di Pierluigi Biondi, ex sindaco di Villa Sant’Angelo, che ha goduto durante la campagna elettorale dell’appoggio di big della politica nazionale: da Meloni (a L’Aquila ben due volte) a Salvini. Per il ballottaggio, sicura la presenza del leader di NcS, probabilmente con un comizio in una frazione: non si esclude però la visita, clamorosa, di Silvio Berlusconi.

Gli altri candidati sindaco
Terzo polo si conferma, secondo le previsioni, la Coalizione Sociale di Carla Cimoroni: tuttavia senza il consenso che si auspicavano. Chiude, infatti, con un 6,31%.
I 5 Stelle riescono a portare per la prima volta un proprio esponente in Consiglio comunale, il candidato sindaco Fabrizio Righetti. Sotto il 5% (4,83%) il risultato finale aquilano che segue l’andamento nazionale di progressivo depotenziamento della forza del Movimento, ma che comunque a L’Aquila – città dove i 5 Stelle si sono frammentati in più occasioni – costituisce un risultato.
Male gli altri tre candidati sindaco: nessuno fra Pagliariccio, Trifuoggi e Silveri entrerà in consiglio comunale non avendo raggiunto la soglia di sbarramento del 3%.
Pagliariccio (Casapound) ha raccolto poco meno di 500 preferenze (1,22%), Trifuoggi si attesta attorno al 2,69 % e Silveri va poco sopra il 2%. Quest’ultimo ha commentato che, in caso di apparentamenti, non cercherebbe poltrone bensì punti programmatici in comune.
Ritardi e seggi non pervenuti
Le elezioni aquilane dell’11 giugno si ricorderanno per due numeri: il 72 e il 26.
Sono i numeri di due seggi per i quali lo scrutinio non è terminato entro laa giornata di lunedì.
Per il 72, seggio di Gignano, si parla di “commissariamento”: di fatto, la sezione non è stata capace di concludere lo spoglio e si è preferito impacchettare il tutto e lasciarlo in mano alla Commissione Elettorale. I dati di questa sezione sono stati resi disponibili sono nella mattinata del 14 giugno, quindi tre giorni dopo il voto.
Per il 26 invece si è richiesto il riconteggio delle preferenze dei consiglieri, arrivato nel tardo pomeriggio di martedì.


Dato comune l’incredibile ritardo con il quale sono iniziati a confluire i dati: alle 2 del 12 giugno era stata scrutinata appena una sezione, quella dell’ospedale. I risultati definitivi si sono avuti solo all’ora di pranzo di lunedì. Grandi difficoltà per la definizione delle preferenze: con la possibilità infatti della doppia indicazione (un candidato consigliere di sesso maschile ed uno di sesso femminile) le procedure si sono allungate di ore.
Il consiglio comunale
Veniamo ora al consiglio comunale: l’ipotesi tiene conto, secondo il metodo D’Hont, di un complesso sistema fatto di resti e ripartizioni dei seggi.
Qualora vincesse Di Benedetto al ballottaggio, la maggioranza avrebbe 20 consiglieri, la minoranza 12 secondo questo schema.
Maggioranza:
Il sindaco Americo Di Benedetto
8 consiglieri PD: Stefano Albano, Maurizio Capri, Emanuela Iorio, Antonio Nardantonio, Stefano Palumbo, Emanuela Di Giovambattista, Fabrizio D’Alessandro, Carlo Benedetti;
4 consiglieri de Il Passo Possibile: Paolo Romano, Elia Serpetti, Fabrizio Ciccarelli e Emma Buccini;
2 consiglieri di Articolo 1: Giustino Masciocco e Giorgio Spacca;
1 consigliere di Cambiare Insieme: Lelio De Santis;
1 consigliere dei Democratici e socialisti: Elisabetta Vicini;
1 consigliere di Socialisti e popolari: Gianni Padovani;
1 consigliere di Abruzzo civico: Sergio Ianni;
1 consigliere di L’Aquila sicurezza e lavoro: Angelo Mancini;
1 consigliere di Territorio Collettivo: Luca D’Innocenzo.
I banchi dell’opposizione sarebbero,invece, così composti:
Candidato sindaco non eletto Pierluigi Biondi e 10 consiglieri della sua coalizione
3 Forza Italia: Guido Quintino Liris, Roberto Tinari, Vito Colonna;
2 Fratelli d’Italia: Alessandro Piccinini e Carla Mannetti;
2 Noi con Salvini: Emanuele Imprudente e Daniele Ferella;
1 Benvenuto Presente: Daniele D’Angelo;
1 L’Aquila futura: Roberto Santangelo;
1 consigliere per il M5S, il candidato sindaco non eletto Fabrizio Righetti;
1 consigliere per la Coalizione Sociale, il candidato sindaco non eletto Carla Cimoroni.
Nel caso in cui si arrivasse al ballottaggio con degli apparentamenti, le liste che entrerebbero negli schieramenti andrebbero ad aggiudicarsi un seggio nell’eventuale maggioranza o opposizione. Se ad esempio, Giancarlo Silveri giungesse al ballottaggio del 25 giugno prossimo con l’apparentamento alla coalizione di centro destra, entrerebbe nella ripartizione dei 10 seggi dei consiglieri riconosciuti a Biondi dal conteggio del sistema D’Hont.
(e.f.)