L’Abruzzo in mostra a Treviso – Il reportage del Capoluogo

Quest’anno il Festival Multiculturale “Ritmi e danze dal mondo” di Giavera del Montello, in provincia di Treviso, ha voluto omaggiare la nostra Regione ed i territori colpiti dal sisma.
Tra le tende Tuareg, tra i variopinti copricapi delle donne togolesi e i tamburi urlanti delle notti centrafricane, c’era anche un po’ di Abruzzo: l’Abruzzo degli arrosticini, della pasta, dello zafferano, dei confetti e del pecorino.
Don Stefano, un prete alquanto anticonvenzionale, oltre vent’anni fa ebbe l’idea, insieme a pochi altri volenterosi, di dare vita ad un ambiente dove la diversità fosse una ricchezza, non un intralcio: l’umanità quale unico discriminante.
Oggi il Festival di Giavera conta circa quattrocento volontari. Folklore, cibo e musiche da tutto il mondo; convegni, seminari, incontri con giornalisti e sociologi (quest’anno la volta di Alberto Negri e Stefano Allievi) su temi di scottante attualità. Il tutto in quattro intense giornate.
Nonostante negli anni si siano registrate presenze di oltre venticinquemila persone, non mancano le difficoltà: i soldi – provenienti per la maggior parte dalla benevolenza del pubblico – sono pochi ed il lavoro faticoso.
Nell’edizione appena conclusa, la prima giornata è stata dedicata interamente all’Abruzzo, con una cena a base di arrosticini e amaretti; poi lo spettacolo del comico Gabriele Cirilli. Sabato e domenica sono state presentate le tipicità della nostra Regione, in uno spazio dedicato.
Passeggiando tra il cantilenante dialetto trevigiano, ci giungono alle orecchie le note ruvide di un accento abruzzese, simile al nostro: è Francesco, di Sassa, artigiano di strumenti unici: zampogne, flauti e cornamuse, lavorati a mano da una maestria figlia di decenni. Anche lui è stato invitato al festival. Ha imparato da autodidatta, nella sua piccola bottega tra le case inagibili, a lavorare legni come il faggio, il cedro e il bosso per farne strumenti unici, sempre più richiesti su un mercato di appassionati.
Un profumo di formaggi si sprigiona dallo stand della Macionara, di Campotosto. Fausto, uno degli operai dell’azienda, mi racconta che la situazione in paese è pessima: la maggior parte delle case è inagibile e gli abitanti sono stati sbolognati sulla costa. Per lavorare, Fausto ed i suoi colleghi fanno avanti e indietro con la macchina tutti i giorni.
C’è poi Dino, di Sulmona: artigiano di ceramiche, qualche anno fa lasciò tutto e insieme a sua moglie mise su un’azienda agricola. Qui a Giavera vende confetture e sottoli di ogni tipo. Accanto a lui gli stand della famiglia dei confetti Ovidio e i ragazzi della Cooperativa dello Zafferano di Navelli.
Mentre fuori impazza la musica, in tanti vogliono conoscere questo piccolo pezzo d’Abruzzo.
“Attraversando paure, ho bisogno di mondo”, è il motto del Festival di quest’anno. Forse lo stesso bisogno dei cittadini abruzzesi, tra terremoti e problemi occupazionali, che nonostante tutto continuano a lottare, con intraprendenza e creatività.
