La Regione manda a casa i resocontisti

di Roberta Galeotti
I cordoni della borsa dell’Ente si stringono sempre più e vanno a colpire un servizio utile – nonché obbligatorio per legge – che di certo non prevedeva cifre astronomiche per il suo espletamento.
Il bando
La decisione, dopo una serie di voci di corridoio che si sono rincorse in queste settimane, è stata resa palese dalla pubblicazione della nuova gara d’appalto.
Il servizio, in scadenza a settembre e che finora prevedeva la presenza di almeno tre professionisti in Aula, continuerà ad esistere con il telelavoro ma con forti restrizioni sul budget e sul personale: prevista una sola presenza, presumibilmente il fonico che provvederà a stilare la scaletta degli interventi, e comunque nemmeno pagato dalla Regione, come si legge nell’articolo 5, comma 6
“l’impresa aggiudicataria, senza oneri aggiuntivi per l’Amministrazione, dovrà presenziare alle riunioni di cui all’art. 1 con almeno una idonea unità del proprio personale (munita della eventuale propria dotazione strumentale ritenuta opportuna) collocata presso le postazioni indicate dai competenti Uffici.”
Trattandosi di aggiudicazione all’offerta più bassa e di personale che dovrà essere pagato esclusivamente dall’impresa, è facile pensare che la risorsa impiegata sarà una e con la paga minima.
Andiamo avanti. Il budget e anche la durata, ridotta, del nuovo appalto fanno intendere che, in fondo, di queste professionalità la Regione ha deciso di farne a meno.
Due anni la durata del nuovo appalto (in concomitanza con la fine potenziale del Governo D’Alfonso), 60.000 euro la base d’asta: vince sostanzialmente chi offre di meno.
Ingrato mestiere, quello dei resocontisti: riportare parola per parola quanto si dice nelle assemblee ufficiali, correggendo anche gli errori (spesso orrori) e gli strafalcioni di consiglieri e assessori.
Ci vuole competenza e padronanza degli argomenti e della macchina amministrativa, nonché velocità, visto che il resoconto delle assemblee va consegnato entro 24 ore dalla fine della riunione.
Sono loro, i resocontisti, ad esser presenti da un’ora prima la convocazione dell’Assemblea fino alla fine: che duri mezz’ora, dodici o ventisette ore di seguito, come successo in occasione delle maratone notturne di bilancio tra Natale e Capodanno.
Questo per garantire la massima qualità e velocità del servizio, insieme alla stesura di stralci di interventi nei molteplici casi in cui vengano richiesti da consiglieri o da membri della Giunta, spesso dallo stesso Presidente.
Il problema sicuramente è a monte ed è quello che riguarda una categoria di fatto non rappresentata a livello sindacale e nella quale i lavoratori, assunti dalle ditte che forniscono il servizio, sono equiparati a portieri o persone addette alle pulizie.
Ma la Regione senza dubbio ci mette il carico.
Il nuovo bando dei resocontisti prevede, come base d’asta, di pagare per il servizio 60 euro per ogni ora di parlato: 1 euro al minuto, così come da confronto col servizio reso ad altre amministrazioni pubbliche.
Nelle tasche dei resocontisti, di quei 60 euro ne arrivano sì e no un terzo per quanto trascrivono: una miseria, che non tiene conto degli anni di specializzazione e studio dei professionisti impegnati, nonché della disponibilità a trasferte pescaresi, a notturne, a consigli straordinari e via discorrendo. In barba ai diritti dei lavoratori, quegli stessi lavoratori, come i portieri della regione, che a parità di prestazione dei resocontisti si vedono aggiungere in busta paga straordinari e straordinari notturni.
Una disponibilità che in qualche modo era compensata con il pagamento della presenza in aula: 5 euro l’ora o giù di lì che, dal prossimo autunno, non verranno più erogati.
E’ pur vero che la Regione prevede dei bonus paracadute nel caso in cui in questo modo non riuscisse ad organizzare al meglio il servizio: un 20 per cento in più ad ora, per esempio, qualora sia chiamata la ditta appaltatrice a registrare direttamente le sedute con propria attrezzatura (cosa da non escludere visto che più volte si sono verificati intoppi tecnologici in Aula).
E dire che la clausola sociale approvata poche settimane fa e che rende obbligatorio il riassorbimento del personale nel passaggio da un appalto all’altro aveva fatto ben sperare.
Ma il segnale del nuovo bando è evidente: la Regione taglia, anche sul personale, nonostante la clausola sociale. Semplicemente non prevedendolo.