Barisciano e la notte magica di San Giovanni

La notte di San Giovanni, quella più breve dell’anno, è sempre stata considerata “magica”: un momento di passaggio, critico, che prelude a un’importante avvenimento della vita rurale, la mietitura.
E’ la notte che segna l’inizio dell’estate e inizia anche il percorso del sole verso il declino invernale: per questo è sempre stata avvolta da un alone di magia ed accompagnata da riti propiziatori, specialmente legati al fuoco.
La tradizione si è ripetuta anche quest’anno a Barisciano, grazie alla locale Pro loco che ha organizzato il Fuoco di San Giovanni.
Elemento fondamentale di questi riti è il fuoco, che da sempre mette in fuga le tenebre e con esse gli spiriti maligni, le streghe e i demoni vaganti nel cielo.
In molti, giovani e meno giovani, si sono ritrovati attorno al fuoco secondo una precisa ritualità: i ragazzi del paese saltano in mezzo alle fiamme dopo essersi bagnati alla Fonte Grande.
Musica, canti e balli hanno allietato la serata fino a notte fonda.
La tradizione
Diversi i riti propiziatori che vedono protagonista la notte di San Giovanni.
I falo’ accesi nei campi e sui monti erano considerati purificatori, accesi in onore del sole, per apprezzarne la benevolenza e per rallentarne l’inesorabile discesa nelle brume invernali. Nel fuoco venivano gettate cose vecchie perché si credeva che il fumo che ne scaturiva tenesse lontano spiriti maligni e streghe. I contadini facevano attraversare il fuoco dal bestiame per purificarlo e preservarlo dalle malattie.
Un altro rito riguarda le erbe: quelle raccolte in questa notte si credeva avessero poteri miracolosi.
Fra queste ce n’è una, l’iperico, detta anche l’erba di San Giovanni: i suoi fiori durano un giorno e una volta appassiti, strofinando i petali con le dita, le macchiano di rosso. Venivano raccolte anche l’artemisia, la protettiva verbena, detta anche “erba della doppia vista”, poiché si credeva che bevendone l’infuso si vedessero realtà nascoste, le bacche di ribes rosso, l’aglio, la cipolla, la lavanda, la ruta, il rosmarino, la mentuccia e l’erica, che raggiunge la massima fioritura in questo periodo.
Con i fiori e le foglie di lavanda, iperico, rosmarino, ruta e mentuccia, immersi in fusione nell’acqua, si otteneva l’acqua di San Giovanni; si lasciava il catino per tutta la notte all’aperto e alla mattina le donne usavano quest’acqua per lavarsi per aumentare la bellezza e allontanare le malattie.
Le erbe raccolte venivano utilizzate per preparare infusi e liquori: ogni paese aveva il suo elisir .