Casapound a Palazzo Fibbioni ed è rissa

L’incontro, previsto per oggi pomeriggio,è la presentazione della storia a fumetti dal titolo ‘Sergio Ramelli – Quando uccidere un fascista non era reato’ scritta da Marco Carucci, con disegni di Paola Ramella. La storia di uno degli omicidi politici più efferati d’Italia per la prima volta raccontata in un albo a fumetti.
Un’opera che racconta la vita e la morte di Sergio Ramelli, «giovanissimo militante di destra del Fronte della Gioventù discriminato, perseguitato e poi brutalmente aggredito a morte il 13 marzo 1975 da un commando di militanti comunisti di Avanguardia Operaia. In questo albo, Sergio Ramelli rivive nei suoi affetti, nei suoi trascorsi giovanili, nelle sue passioni sportive, nel suo impegno politico, nella quotidianità di un ragazzo di appena 18 anni. Un ritratto fedele, basato esclusivamente su testimonianze dirette e fonti storiche accertate, che consegna ai lettori una vita spezzata, una tragedia familiare, un dramma generazionale, una ferita aperta. Un albo per capire una delle pagine di storia più vergognose, infami e abilmente rimosse d’Italia, simbolo di un’epoca in cui “uccidere un fascista non era un reato».
La concessione di Palazzo Fibbioni ha suscitato una levata di scudi da parte della sinistra aquilana.
Libertà di pensiero o apologia del fascismo?
Lo sparti acque della situazione è senza dubbio il rispetto della libertà di pensiero, soprattutto davanti ad un partito politico legalmente riconosciuto che è sceso in campo nell’ultima competizione elettorale con un suo candidato sindaco e delle sue liste.
D’altrocanto esiste in Italia un reato chiamato Apologia del Fascismo, sancito dalla legge n. 645/1952, tuttora vigente, che prevede «severe sanzioni penali per chiunque promuove, organizza, dirige o partecipa ad associazioni, movimenti o che perseguono finalità antidemocratiche proprie del partito fascista».
Dubbi in ordine alla legittimità costituzionale della condotta apologetica accendono già da decenni il dibattito di dottrina e giurisprudenza. Affinché possa riconoscersi la cittadinanza, nel nostro ordinamento, di una fattispecie penale come questa, occorre escludere, infatti, la sua incompatibilità con l’art. 21 Cost. che sancisce il diritto alla libera manifestazione del pensiero.
Per gli uffici comunali le associazioni che richiedono la disponibilità della sala Cesare Rivera sono, evidentemente, tutte uguali.
La senatrice Stefania Pezzopane ha commentato così questa mattina su Facebook:
«L’AQUILA È UNA CITTÀ DEMOCRATICA DOVE SI CELEBRANO I 9 MARTIRI AQUILANI,ONNA E FILETTO E LE ALTRE STRAGI DEL FASCISMO E DEL NAZISMO. Io sono pronta ad ogni iniziativa, contro questa isterica invasione fascistoide. E spero che tutti a sinistra capiscano la posta in gioco. Dobbiamo, senza se e senza ma, indignarci e pretendere dall’amministrazione comunale ogni distanza da apologie fasciste».
Anche il presidente uscente del Consiglio Comunale ha preso le distanze richiamando l’attenzione dei nuovi consiglieri comunali: «All’Aquila è tempo di nefandezze e apologetiche volgarità istituzionali di cuoi parlerà la stampa nazionale: l’opposizione in Comune sonnecchia!».
I consiglieri del centro sinistra, intanto, hanno pubblicato una nota che chiama in causa il sindaco Biondi:
«Una presentazione organizzata da Casapound a Palazzo Fibbioni, la casa della città, un consigliere comunale di maggioranza che sui social afferma che il “fascismo è uno stile di vita… non è un reato”. Ci dica subito, il sindaco Pierluigi Biondi, se intende trasformare questa legislatura in un rodeo in cui piuttosto che dedicarsi a risolvere i problemi della città, a fare programmi, a costruire visioni e a cercare il confronto e se serve la collaborazione sui temi e sulle azioni, intende dare consapevolmente spazio alle provocazioni e ai nostalgismi, nella pericolosa illusione di ridare fiato e spazio a sentimenti e posizioni che la nostra Costituzione mette al bando. L’Aquila non ha bisogno di illegalità e di neofascismi, L’Aquila non ha bisogno di tensione ideologica. È il momento, adesso, di cogliere le opportunità di rinascita dopo una lunga fase di lotta e sofferenze; una rinascita appunto, non un nuovo medioevo culturale. Concedere Palazzo Fibbioni a Casapound per un evento di chiara matrice neofascista è stato sotto tutti questi aspetti per questo sindaco e questa amministrazione un errore grave, che condanniamo senza indugio. Americo Di Benedetto, Stefano Albano, Stefano Palumbo, Emanuela Iorio, Antonio Nardantonio, Elisabetta Vicini, Giustino Masciocco, Lelio De Santis, Angelo Mancini, Paolo Romano, Elia Serpetti».