Carceri aquilane come forni

6 agosto 2017 | 10:48
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Carceri aquilane come forni

Le strutture di ferro e cemento diventano incandescenti d’estate e sono gelide d’inverno: succede così che per stare caldi in inverno si è costretti a dover sborsare dieci volte di più rispetto a una abitazione qualunque.

Viceversa, rinfrescarsi in estate diventa un’impresa, non essendoci un apparato climatizzante nelle camere nelle quali vengono ubicati i detenuti e, più in generale, in tutti corridoi del  carcere nei quali operano gli agenti preposti alla sorveglianza.

Malori e malumori si susseguono senza sosta, sottolinea Mauro Nardella, segretario generale territoriale Uil PA Polizia penitenziaria:

Trovare il modo di rendere più vivibile un carcere trasformato in un forno porterebbe migliori condizioni non solo per i detenuti sottoposti al massimo dello stress ma anche per tutti gli operatori che ivi prestano servizio i quali, oltre al malessere fisico dettato dell’eccessivo calore, devono sopportare e supportare il grado di elevato disagio vissuto da chi il carcere lo deve vivere come dimora. Non è  un caso che il numero di eventi critici riguardanti malesseri e gesti autolesionistici si concentri nei mesi più  caldi

Quali le soluzioni?
“Per noi della Uil sarebbe auspicabile, così come lo stiamo chiedendo da tempo immemore, l’implementazione immediata delle docce in ciascuna camera detentiva.
In questa maniera si offrirebbe l’opportunità non solo di rendere più sopportabile il caldo infernale come quello di questi giorni ma si farebbe della prevenzione sanitaria, soprattutto in un contesto come quello carcerario, una virtù inalienabile.
Risulta a tal proposito un peccato non utilizzare lo spazio immenso che caratterizza l’area carceraria per mettere su un impianto fotovoltaico. Questo non solo consentirebbe la possibilità di estendere a tutti gli spazi detentivi la possibilità di climatizzare gli ambienti ma permetterebbe l’abbattimento delle spese di riscaldamento in inverno troppo esose per uno Stato, come quello italiano, alla deriva dal punto di vista finanziario”

Una situazione emergenziale, nella quale gli appelli si perdono nel vuoto: la Regione Abruzzo non ha un Garante dei Detenuti ormai da anni, con la sua nomina diventata ormai una questione politica.

In Regione non si raggiunge l’accordo – bipartisan, poiché non bastano i soli voti della maggioranza – sul nome di Rita Bernardini: ed è così che stancamente, ad ogni seduta del consiglio regionale il punto all’ordine del giorno viene rimandato. Ma i disagi e i problemi dei detenuti sono quotidiani.

(e.f.)