Incendi: piromanie e colpevoli disattenzioni

di Fulgo Graziosi
È l’argomento quotidiano con il quale si sta bombardando l’attenzione dei cittadini, con il fine ultimo di far pendere l’ago della bilancia del giudizio sulle tesi esposte dai singoli responsabili della materia. Poniamo la lente di ingrandimento su quanto accaduto a Campo Imperatore in occasione della rituale Rassegna degli Ovini. Non è affatto una novità che la rassegna richiami l’attenzione e la frequenza di tanta gente, mai come quest’anno. Complice l’elevata temperatura registrata nelle valli sottostanti.
Limitiamoci pure all’esame stretto dell’evento zootecnico. Esso, per natura e destinazione, dovrebbe essere riservato agli allevatori e operatori del settore. Non si può e non si deve precludere l’accesso ai comuni visitatori e ai turisti richiamati dalla presenza di tante pecore concentrate in un solo giorno. A tal fine, prevedendo un accesso di massa, gli operatori e le Istituzioni preposte alla organizzazione dovrebbero dotarsi, molto opportunamente, di due essenziali strumenti: la pianificazione della distruzione delle greggi, la dislocazione delle eventuali bancarelle per la vendita di prodotti strettamente attinenti all’evento, la collocazione di adeguati servizi igienici mobili, la disciplina del parcheggio degli autoveicoli che non dovrebbero interessare, in alcun modo, il manto erboso dei prati, la realizzazione degli spazi attrezzati e protetti per la cottura delle carni. Il secondo strumento dovrebbe essere corredato tassativamente della pianificazione per eventuali evacuazioni dell’area interessata per qualsiasi evento.
Tutto ciò non è mai esistito, non esiste e non esisterà. Non rientra nella logica gestionale degli Enti preposti alla tutela del territorio. Perciò si dà la stura ad una serie di inutili polemiche, alla caccia alla streghe e alla individuazione di sprovveduti responsabili, come nel caso in esame.
Questa volta, a parte gli ingenti danni al territorio, possiamo dire che sia andata abbastanza bene, senza vittime e feriti. Comunque, la tragedia è stata sfiorata ugualmente. Provate ad immaginare se si fosse invertita la direzione del vento. Le fiamme sarebbero state indirizzate verso l’area in cui erano state parcheggiate le macchine e dove di trovava la maggior parte dei cittadini. Gli uomini, forse, l’avrebbero fatta franca, ma moltissime auto sarebbero andate distrutte, lasciando i proprietari in mezzo alla strada.
Lo abbiamo affermato già altre volte, proprio da queste colonne, che l’Ente Parco non dovrebbe limitare le proprie attenzioni sullo studio della flora e della fauna e la conservazione delle stesse. Materie che cura egregiamente, ad onor del vero. Dovrebbe anche assicurare l’incolumità dei frequentatori del Parco, specialmente quando questi sono costituiti da scolaresche, dagli appassionati della natura, da turisti appartenenti all’intera gamma anagrafica e dai frequentatori delle piste di fondo nella stagione invernale.
Non esistono servizi igienici di sorta in tutta l’area. Non esistono strutture per rifugiarsi in caso di improvvise calamità naturali. Non sono affatto rare queste circostanze. Basta che una corrente ascensionale, proveniente dall’Adriatico, superi lo spartiacque di Vado di Sole che il tempo cambi nel giro di pochi minuti, trasformando l’azzurro cielo in una infernale bufera di vento, acqua, grandine e neve. Sono fattori di cui occorre prendere atto e in tempi assai brevi. Non si può rimandare il tutto alle calende greche, per poi procedere, come al solito, al rimpallo delle responsabilità.
Appare quanto mai opportuno, urgente e indifferibile che gli Enti interessati, Prefetture, Comuni, Province, Camere di Commercio, Ente Parco e Regione, con il coinvolgimento anche delle strutture ministeriali di settore, si riuniscano attorno ad un tavolo, non per discutere, ma per progettare e realizzare le adeguate soluzioni, volte a garantire l’incolumità dei cittadini, la tutela del patrimonio ambientale, della flora e della fauna.
Per gli interventi di emergenza, non sarebbe affatto sbagliato creare dei piccoli invasi per la raccolta delle acque piovane e di scioglimento delle nevi da utilizzare per interventi del genere, senza creare perdite di tempo per andare a prendere le acque a Barrea, anche se Campotosto era molto più vicino. Le polemiche alimentano i venti degli incendi, non li contengono e neppure li soffocano.