La facciata delle Anime Sante illumina Piazza Duomo

di Francesca Marchi (foto M.Malavolta)
Sono passati otto anni e mezzo dai giorni più duri che hanno segnato L’Aquila, quando la cupola di Santa Maria del Suffragio, che gli aquilani chiamano delle Anime Sante, crollava in diretta tv dopo i colpi delle scosse successive al 6 aprile diventando uno dei simboli del terremoto.

Quelle immagini hanno fatto il giro del mondo, poi la buona notizia che arriva dalla Francia che si propone di finanziare il recupero della chiesa insieme alla Protezione Civile per un importo pari a sette milioni di euro.

La Francia resta uno dei pochi paesi stranieri ad aver mantenuto le promesse della famosa “lista di nozze” di monumenti da adottare presentata da Berlusconi al G8 del 2009. Ricorderete le bandiere di Italia e Francia sventolare insieme sulla cupola per una “buona pratica” di cooperazione internazionale.
I lavori sulla cupola
La Storia della Facciata
Una chiesa molto diversa dal modello dell’architettura religiosa aquilana che si rifà ai modi del barocco romano, eliminando la facciata come quinta architettonica per assumere forme più borrominiane grazie alla progettazione di Gianfrancesco Leomporri che affida, invece, la realizzazione ad Antonio Bucci marmoraro di Pescocostanzo (AQ). L’impianto generale a croce latina, a tre navate con cappelle laterali e cupola è opera dell’architetto Carlo Buratti, attivo a Roma, che termina la costruzione nel 1755 come si legge nel coronamento della facciata. Ai primi dell’ottocento l’edificio fu completato con la realizzazione della cupola ad opera di Giuseppe Valadier.
I lavori post sisma iniziati nel 2014
Dopo quasi tre anni di lavori diretti dal Segretariato regionale ai Beni culturali sono terminati il consolidamento delle murature perimetrali e quello del tamburo della cupola. La parte rimasta da completare è quella degli apparati decorativi. Gli interventi di consolidamento e restauro sono stati fatti su tutta la chiesa, in particolare sulla cupola e sulla facciata realizzata con la pregiata pietra bianca di Poggio Picenze.
La facciata d’architettura tardo-barocca è stata riportata a nuova vita anche da una scuola di restauro che ha impiegato restauratori italiani e francesi.
I lavori sono stati affidati alla Italiana costruzioni con Navarra costruzioni dello stesso gruppo, che si è aggiudicato la gara.