De Marchi, storia di un giovane imprenditore

di Diego Renzi
Ci incontriamo nel negozio di piante e fiori di suo padre Stefano, in Via Dei Medici, un’attività storica della città dell’Aquila: sono passati decenni da quando i nonni di Daniele vendevano in una bancarella in piazza. Qualche anno dopo avrebbero aperto il primo negozio in Via Garibaldi.
Daniele di abbandonare la sua città non ci ha mai pensato, sin da ragazzino sapeva già quale sarebbe stato il suo posto: “Quando ero piccolo mi divertivo con mio nonno a fare le talee con le piantine di garofano. Mi sono diplomato, poi ho preso l’abilitazione professionale e mi sono iscritto all’albo”.
Subito dopo la scuola ha continuato ad aiutare il padre, poi l’anno scorso la decisione di aprire un’attività per proprio conto, per dare un’alleggerita al lavoro. Quella di Daniele è un’attività stagionale: si hanno quattro mesi di punta ed il resto dell’anno procede più lentamente. Ora, con due punti vendita, il lavoro è più scorrevole.
Dopo il sisma del 2009 la famiglia De Marchi non si perse d’animo: a fine giugno l’attività era già riaperta in un garage, nonostante i viaggi quotidiani da Alba Adriatica, nonostante le mille difficoltà. A settembre dello stesso anno gli ex magazzini del negozio ospitarono quella che sarebbe diventata la sede attuale.
Oggi Daniele e la sua famiglia abitano nel progetto CASE di Sant’Antonio. La loro casa in Via XX Settembre è inaccessibile.
Nonostante il suo lavoro qui a L’Aquila proceda bene, ciò che proprio non va giù al giovane imprenditore è che la bella casa d’infanzia, con la montagna di Roio da sfondo sul giardino, sia abbandonata a sé stessa, violentata dai ladri e distrutta dai vandali: “Una casa chiusa per tutti questi anni va in rovina. I ladri, i vandali, hanno sfondato porte e finestre: hanno distrutto tutto. Il terremoto lì non ha fatto niente”.
Le chiamate alle forze dell’ordine sono state vane: lì è zona rossa e i proprietari non possono entrare, si rischiano le multe. Rimangono i ladri.
Due palazzine sono da otto anni sotto sequestro. Dopo le scosse di gennaio un edificio già pericolante è crollato, bloccando definitivamente l’accesso.
La palazzina di Daniele era stata classificata B, c’era solo qualche lavoro di ristrutturazione da fare. Il Comune, spiega Daniele, diede la delega ai residenti privati che, ormai sistemati altrove, non hanno mosso un dito: “Dopo otto anni ancora non sappiamo quando cominceranno i lavori, se cominceranno, dove andremo”.
Il nonno di Daniele non sa se potrà un giorno rivedere la casa di una vita: “Mi dispiace soprattutto quando sento nonno che si butta giù così. Speriamo che si risolverà. Io spero che almeno quarant’anni ce li festeggerò là dentro!”.