Le due facce di Amatrice, un anno dopo

di Francesca Marchi
Se bastasse sorseggiare un caffè nel Bar Rinascimento o passeggiare tra le bancarelle del mercato per annientare la vista delle macerie, ad Amatrice, oggi, si vivrebbe una vita normale.
A un anno dal terremoto del centro Italia ecco cosa è cambiato nel comune reatino. Parlano le immagini, i numeri e i volti di chi resta.

Amatrice ha due facce: c’è quella blindata e silenziosa fatta di case distrutte e macerie e quella “da vivere” che si concentra nel Polo Commerciale inaugurato qualche giorno fa.
Partiamo dal cuore della città “vecchia”, cosa è cambiato in questi 365 giorni?

Solo il 12% delle macerie è stato rimosso, le case distrutte sono ancora lì, solo qualche struttura è puntellata: l’idea di ricostruzione è lontana anni luce da tutto questo. Il borgo che sarà, per ora, è solo un plastico che conosceremo a fine settembre. Filippo Palombini è il tecnico incaricato: no categorico a palazzi di tre o più piani e delocalizzazione di ciò che non rispecchia il paese originario, vale a dire quello dell’ante guerra perché le costruzioni aggiuntive fatte dopo il 1930 hanno generato l’apocalisse dei crolli.
Il mercato tra le macerie

In mezzo a ciò che ricorda tanto strazio spunta il mercato cittadino, simbolo di coraggio e voglia di normalità. A colpo d’occhio fa quasi impressione vedere le bancarelle di borse, vestiti e scarpe lungo una delle vie interrotte da palazzi crollati. Proprio non te le aspetti, eppure richiamano gli affezionati del mercato settimanale che allietava le mattinate di questo spicchio di mondo. “Bisogna andare avanti, vengo sempre al mercato”– dice una residente – “Sennò che senso avrebbe rimanere?”.
Questo “spazio” dedicato alla normalità è tornato da un mese e mezzo:“Faccio il giro dei paesi terremotati” – racconta il commerciante di Ascoli all’interno del suo banco targato Navigare. “Da Ascoli, ad Arquata fino a Montereale dove il mercato è ripartito subito. Ma penso alle belle fiere d’agosto di Amatrice che sono solo un ricordo, ma da qui si ricomincia”.

Accanto al mercato c’è il Comune nella sua nuova struttura in legno, la scuola crollata simbolo di un’Italia che cade a pezzi, e il Parco Comunale Giovanni Minozzi divenuto luogo di accoglienza e ritrovo dai primi momenti del dopo sisma.

Tutto si concentra qui e nell’ex area sportiva dove la Croce Rossa lavora all’allestimento di una tenda per la veglia di preghiera per la notte tra il 23 e il 24 agosto.

La zona rossa di Amatrice è sorvegliata dai militari, ma dalla strada si vede praticamente tutto. Ci si sofferma nel polo del Parco in Miniatura. Da qui si vede il vialone invaso dalle macerie e dalle case piegate che custodiscono polvere e ricordi.
Il Turismo post sisma
Lungo le strade che cingono la zona rossa immancabili i cartelli, voluti sin da subito dal sindaco Pirozzi, con l’imperativo “No Selfie. Luogo del rispetto”.

Eppure oggi il via vai di turisti è impressionante. Vengono dalla Toscana, dal Sud, da L’Aquila. “Siamo qui di passaggio e ci siamo fermati per vedere com’è ridotto il paese. Da noi, tragedia a parte, le cose hanno funzionato meglio” – scatta subito il paragone da parte del gruppo di aquilani. “La protezione Civile era un’altra storia”.
Intanto Errani se ne va. La notizia anticipa di una manciata di ore il primo anniversario del terremoto. L’incarico di commissario per la ricostruzione resta scoperto e mentre si attende una nuova figura tecnica per ridisegnare la governance i rumors indicano Cialente al posto dell’ex governatore dell’Emilia.

Ma più del futuro di Errani, preoccupa quello delle zone terremotate ancora in macerie, vecchie e nuove.
All’interno del Bar Rinascimento, che ha riaperto lo scorso ottobre sul Corso, la tv racconta un altro terremoto, quello diIschia.Di nuovo macerie, case e hotel che crollano, due morti, bambini messi in salvo, eroi dei soccorsi e pezzi di storia che se ne vanno insieme all’economia immagine di un Italia “fabbrica di terremoti distruttivi” che non impara mai la lezione.
Questo è il tasto dolente del dopo sisma. Il turismo in ginocchio e posti di lavoro “sepolti” dalle cattive costruzioni. Amatrice punta proprio sulla vita delle attività commerciali che garantivano prima del sisma lavoro e futuro.
Ecco perché nella frazione di San Cipriano si lavora duro per portare a termine l’Area Food e l’Area Commerciale realizzate grazie alle donazioni raccolte da Corriere della Sera e La7, con risorse dello stesso Comune di Amatrice e il sostegno della Regione Lazio.
Cosa accade a San Cipriano? Nasce l’Area Commerciale.

Eccola qui l’altra faccia di Amatrice. Sulla strada che porta nella frazione di San Cipriano c’è una fila enorme all’ingresso del supermercato Simply che ha trovato casa in una moderna struttura in legno. Il market è solo un assaggio di quello che sta accadendo a pochi passi.
Duemila metri quadrati di superficie destinati alla ripartenza dell’economia grazie al progetto futuristico dell’architetto Stefano Boeri. È conosciuta come Area Food, ma il vero nome ne racchiude tutta la natura: area del gusto, della tradizione e della solidarietà. Alcuni locali sono già in funzione altri apriranno i battenti in questi giorni.

Otto ristoranti, tra cui l’Hotel Roma, una pasticceria, un bar, una lavanderia, negozi che promuovono l’artigianato del luogo. Insomma un’ampia realtà per il commercio che cresce a vista d’occhio.
Amatrice prova a ripartire da ciò l’ha resa famosa in tutto il mondo. La sua cucina, e quel piatto, l’Amatriciana, divenuto ora anche simbolo di una terra che vuole risorgere.
A pochi giorni dall’inaugurazione la partita è stata vinta. Il bilancio è ottimo.

“Un pienone inaspettato nei giorni di Ferragosto” – mi spiega la titolare della lavanderia Bolle Blu. “Immancabili i residenti, ma si ricomincia a vedere il via vai turistico”. Un turismo mordi e fuggi che è comunque una scommessa vinta.
Ne dà conferma anche Lo Scoiattolo, il villaggio sportivo che ospita in questi giorni decine di turisti.
Lavoro e visione del futuro le promesse di Pirozzi alla sua comunità. Il sindaco che con la sua forza mediatica ha immediatamente catalizzato l’attenzione sul comune reatino tanto che il terremoto del Centro Italia è passato alla cronaca come il sisma d’Amatrice.
Le casette post sisma
Sulla stessa via ci sono le famose casette post sisma. Sono 35 quelle di San Cipriano. Non si chiamano Case (Complessi Antisismici Sostenibili ed Ecocompatibili) o Map (Moduli Abitativi Provvisori) come quelli aquilani, ma Sae (Soluzioni Abitative d’Emergenza): cambia l’acronimo degli alloggi definiti “provvisori” ci si augura non solo nel nome. Qualche amatriciano li conosce già, ospiti in quelli aquilani e in quelli consegnati pian pianino nelle frazioni del reatino.

Ogni schiera ha un parco giochi per i bambini, una piccola area verde e già si vede qualche “orto fai da te” che rappresenta la voglia di restare anche di fronte alla natura che fa e poi disfa. Il sentimento della speranza, così umano e così labile, è anche di fronte a questo più forte di tutto.