Occupazione, arranca il settore agricolo

14 settembre 2017 | 11:33
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Occupazione, arranca il settore agricolo

Nel secondo trimestre del 2017 sono 485mila gli occupati, 21mila in più rispetto al primo trimestre. La disoccupazione è scesa a 64mila unità. Dati destinati a migliorare secondo l’assessore al Bilancio Silvio Paolucci con l’imminente avvio dei progetti del Masterplan Abruzzo.

Tuttavia Cisl Abruzzo e Molise, nell’analisi del segretario generale Leo Malandra, fa notare che la Regione è ancora in ritardo rispetto al secondo trimestre 2016.

L’agricoltura resta il settore meno sviluppato:  secondo l’ultimo report trimestrale della Rete Rurale Nazionale del ministero delle Politiche agricole l’Abruzzo è tra le ultime regioni, con un 5,62% in termini di capacità di avanzamento della spesa pubblica del Programma di sviluppo rurale 2014-2020.

A ciò si aggiunge la situazione ormai disperata in cui versano i centri di ricerca regionali Cotir, Crab e Crivea, di cui questo giornale ha più volte parlato. La strada indicata dal governo regionale è quella di un consorzio unico. L’uscita dalla fase liquidatoria è avvenuta a luglio ma dopo anni il futuro dei centri di ricerca resta incerto, tra promesse non mantenute e continui rinvii.

I dati Istat dicono invece che gli occupati nell’industria in Abruzzo sono 7mila in più rispetto lo scorso anno e 13mila in più rispetto al 2008. La pena più grande, nota Cisl, viene scontata dalle piccole imprese e dal settore artigiano, non supportati dal credito.

In miglioramento il lavoro dipendente: tra gennaio e giugno sono stati avviati quasi 88mila nuovi contratti, secondo l’Osservatorio del precariato Inps.

In Abruzzo la quota di lavoro stabile continua a crescere, in maniera superiore rispetto alla media nazionale.

“Aumenta in modo straordinario il peso del contratto a termine e stagionale, che ha trascinato con sé tutte le altre tipologie contrattuali – spiega Malandra. “In particolare, interessante e significativo è l’andamento del contratto a tempo indeterminato: l’Inps segnala addirittura una diminuzione delle assunzioni nei primi 6 mesi dell’anno, ma contemporaneamente registra un crollo straordinario delle cessazioni, nettamente il più alto in Italia: ne consegue un saldo positivo in aumento del 20%”.