Sfrattata dalla casetta di legno a 94 anni

di Roberta Galeotti
L’abitazione era stata donata dalle figlie a Giuseppina, conosciuta da tutti come Peppina, rimasta senza casa a seguito del sisma del Centro Italia del 30 ottobre 2016.
Peppina aveva espresso alle figlie il desiderio di continuare a vivere e morire tra le sue montagne, così dopo aver trascorso pochi mesi con le figlie a Camerino era tornata nella frazione di Fiastra tra le sue montagne in un container, senza servizi igienici, acqua ed energia elettrica, che era stato acquistato dalla famiglia a seguito del sisma del 1997.
Le figlie, in una lotta contro il tempo, hanno provveduto a realizzare in un’area edificabile adiacente l’abitazione terremotata, una piccola casetta di legno per l’anziana.
Le figlie avevano comunque avviato l’iter per la richiesta della concessione edilizia ma si sono rese conto che il terremoto non avrebbe derogato alla lunga e farraginosa trafila burocratica causata dall’appartenenza della zona al parco dei monti Sibillini. Alla casetta manca, quindi, la ‘concessione edilizia’ e così la burocrazia ha gettato nuovamente la novantenne per strada.
Le forze di polizia hanno proceduto a mettere i sigilli alla casetta di legno e a sfrattare l’anziana, che per la seconda volta ha perso la sua casa.
In un appello, Gabriella Turchetti, figlia della donna, aveva chiesto alle istituzioni di concedere alla mamma di vivere in pace, dopo il terribile anno del terremoto. La casa sarebbe stata comunque demolita il prossimo dicembre.
Il sequestro era previsto per lunedì pomeriggio, invece questa mattina sono arrivati a sorpresa i carabinieri forestali che hanno messo i sigilli alla piccola abitazione, specificando che l’anziana non potrà rientrare. «Siamo stati trattati come delinquenti della peggiore specie – si sfoga la figlia – sono venuti di nascosto».
foto di Fabio Falcioni