Asilo Occupato, scoppia la bufera

23 settembre 2017 | 17:06
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Asilo Occupato, scoppia la bufera

di Diego Renzi

“Asilo pubblico occupato sito in viale Duca degli Abruzzi” è l’oggetto di una mozione dal suono dell’ordinarietà amministrativa ma che, se approvata, preannuncia una bufera politica per la città dell’Aquila.

E’ stata presentata dal neo consigliere di Forza Italia Roberto Junior Silveri e firmata da 16 consiglieri di centrodestra: prevede, entro 15 giorni dall’approvazione, lo sgombero dello stabile occupato nel 2011. Verrà discussa nel Consiglio Comunale del 26 settembre.

Silveri parla di “imbrattamento degli edifici pubblici e privati, rave party fino al mattino con bestemmie urlate al megafono, scambio di stupefacenti, bottiglie di vetro contro i muri e deiezioni nelle strade”.

Non una semplice mozione ma un vero e proprio atto di forza, che chiede “azioni di polizia municipale e forze dell’ordine preposte, tese all’identificazione delle persone che hanno occupato l’asilo fino a ora” e, in particolare, “identificazione dei presidenti e rappresentanti legali delle associazioni che si dichiarano, su Internet, firmatarie del Collettivo dell’asilo occupato”.

Tra queste associazioni ci sono Appello per L’Aquila – che in Comune sostiene Carla Cimoroni -, Rifondazione Comunista L’Aquila e le associazioni studentesche UDS e Link Studenti Indipendenti. Ci sono poi realtà che nel corso degli anni hanno animato una città disastrata attraverso iniziative ed eventi, basti pensare a 180 Amici Onlus, Arcigay Massimo Consoli, Reacto e 3e32, che gestisce lo spazio CaseMatte, nel cuore dell’ex Ospedale Psichiatrico di Collemaggio.

In realtà, fanno sapere gli occupanti, l’Asilo è stato sgomberato sin dai terremoti del gennaio scorso, per motivi di sicurezza:

“Da quel giorno un edificio agibile, dimenticato da tutti per due anni dopo il sisma – su cui è stata riaccesa l’attenzione proprio grazie all’occupazione – non è stato più utilizzato per iniziative pubbliche perché tornato ad essere dichiarato inagibile. Qualche evento, in particolare quest’estate, si è svolto nel giardino antistante. Niente a che vedere con le centinaia di eventi culturali e politici che hanno animato l’Asilo Occupato dalla nascita dando una risposta sociale alla richiesta d’aggregazione presente in questa città così difficile ed ancora incompleta. Ma al giovane consigliere di Forza Italia a cui piace indossare il cappello da sceriffo, del futuro dello stabile e delle attività sociali che si potrebbero tornare a fare al suo interno, evidentemente poco importa. Silveri vuole sgomberare un pericoloso vuoto sociale che si è riformato in città dopo esser stato colmato per anni dal lavoro di giovani e cittadini attivi che hanno dato una risposta tramite l’auto-organizzazione ai bisogni di questa città e alle lacune delle istituzioni. Cosa sta facendo lui invece per L’Aquila?”.

I segni dell’imminente bufera ci sono tutti. L’ex sindaco Massimo Cialente, accusato di aver tacitamente assecondato l’occupazione abusiva dell’ex asilo, risponde così:

“Biondi in occasione della Perdonanza ha parlato di concordia politica, e poi invece si lancia contro una fascia sociale come quella dei giovani che svolgono attività culturali e creative, dividendo la comunità. E’ lo spirito tipico della destra fascista“.

Sui social si riaccendono le discussioni mai sopite tra i cittadini riguardo gli occupanti.

Nel frattempo è già scoppiato il dibattito politico, figlio di un braccio di ferro andato avanti negli ultimi sei anni.

I firmatari di Articolo 1 ricordano che gli attivisti “si sono sempre dichiarati disponibili alla riqualificazione dello stabile mediante un processo partecipativo, a differenza dello stesso primo firmatario che, in una seduta della Consulta comunale giovanile del luglio 2016, insieme ad altri membri, si dichiarava titubante circa il processo proposto dall’amministrazione”.

Noi Con Salvini, d’altro canto, definisce lo sgombero dell’Asilo Occupato “un atto di normalità. Chi ha voluto produrre socialità in questi anni, in modo veramente inclusivo, lo ha fatto alla luce del sole e con correttezza. La città non ha mai avuto bisogno dei centri sociali, specialmente oggi che la sfida da intraprendere si fonda sulla rinascita e sul ripristino dell’ordinarietà. Gli unici arroccati in posizioni ideologiche sono coloro che non vogliono capirlo e che hanno bisogno di rifugiarsi in quattro mura inagibili per non scontrarsi con la realtà”.

Indietro nel tempo

Nel 2011 un gruppo di cittadini occupò l’ex asilo danneggiato dal sisma e classificato B, situato tra via Duca degli Abruzzi e l’ex ospedale . L’intento di un gesto così forte espresse, nelle dichiarazioni degli attivisti, la volontà di accendere i riflettori su uno dei tanti edifici pubblici danneggiati dal sisma e abbandonati dall’amministrazione comunale. Ciò che mancava (e che ancora manca) ai giovani della città è la presenza di spazi di socialità adeguati. Esigenze espresse in modi diversi dalle proteste studentesche del quinquiennio 2010-2015. La volontà del collettivo “Asilo Occupato” è stata quella di promuovere la riqualificazione dello stabile attraverso un nutrito programma di eventi ed iniziative.

Peccato che l’edificio, con quasi mille metri cubi calpestabili, sia di proprietà comunale.

Nel 2014, in un incontro promosso dall’amministrazione di centrosinistra, l’ex sindaco Massimo Cialente espresse la volontà di riqualificare il cosiddetto “Asilo Occupato” con i Fondi Meloni: due milioni di euro derivanti da risorse ministeriali. Furono invitati all’incontro le forze partitiche giovanili della città per la progettazione di un grande centro di aggregazione giovanile. Quei fondi, ad oggi, sembrano essere scomparsi dalla circolazione.

Nel 2016 fece scalpore la notizia dellospaccio di droga nei pressi dell’Asilo Occupato, che alimentò le voci che da tempo si rincorrevano sulla circolazione di stupefacenti nella struttura. Scoppiò lo scontro politico: tuttavia non fu mai dimostrato il coinvolgimento diretto degli attivisti con lo spaccio in questione.

Nel gennaio 2017, spiegano oggi gli occupanti, la struttura è stata parzialmente sgomberata a seguito dei terremoti dell’Italia Centrale.