Cultura

Salviamo la biblioteca provinciale Tommasi

Salviamo la biblioteca provinciale Tommasi che, complice il post sisma e la riforma delle (ex) biblioteche provinciali, ha rapidamente perso servizi e ruolo sociale.

La crisi delle ex biblioteche provinciali è purtroppo fatto noto e del quale abbiamo già parlato sul nostro giornale.

[Biblioteca, orario continuato ma incognita sede]

Torniamo a farlo, però, con la lettera aperta di un nostro lettore, Enrico, che da semplice utente dei servizi bibliotecari fa emergere uno scenario desolante per la gloriosa biblioteca “S. Tommasi”.

Dal trasferimento nei locali di Bazzano post sisma, agli orari di apertura limitati; dal personale ultraridotto (gli impiegati attualmente si contano sulle dita di una mano) all’acquisto sempre più limitato di libri.

Per non parlare dei quotidiani: disdetti gli abbonamenti dopo il passaggio di competenze alla Regione, l’unico consultabile è Il Centro.

Una combinazione letale di cause che fa rimpiangere ancora di più quella che è stata fino a prima del sisma la Salvatore Tommasi: il portone di ingresso, la lunga scalinata condivisa con il Liceo Cotugno, i banchi di legno della sua splendida e altissima sala, circondata da libri e scale come in un labirinto perfettamente disegnato.

Biblioteca provinciale chiusa dal 23 luglio al 19 agosto

Che destino per la nostra biblioteca provinciale?

Incerto, sicuramente, a partire dalla sede. Si sono rincorse voci sul rientro in centro della Tommasi, nei pressi del polo universitario di Lettere. Ma nulla per ora è certo. Come pure, dal punto di vista del rilancio delle attività legate alle biblioteche: nel marzo scorso, in una conferenza stampa, il consigliere regionale Monticelli aveva annunciato la partenza di un programma di eventi che potesse rilanciare non solo la Tommasi ma anche le ex provinciali delle altre province. Ma non basta.

La lettera di Enrico, utente dei servizi bibliotecari.

Dopo il terremoto del 2009, la biblioteca ha riaperto nel nucleo industriale di Bazzano. Il trasferimento in questa sede, insieme con la disintegrazione del tessuto sociale aquilano seguita al sisma (e nonostante qualche lodevole rimedio, come l’istituzione di un servizio di navetta), ha comportato il crollo della frequenza del pubblico. Se prima del terremoto gli utenti giornalieri erano decine, da allora in poi si contano con le dita di una mano.

A questa situazione, già grave, si è aggiunta la sconsiderata abolizione delle Province, e il conseguente trasferimento della gestione della Tommasiana alla Regione Abruzzo: processo lungo e complesso, che si è compiuto nella primavera del 2016.

Se in un primo momento il passaggio di competenze lasciava sperare in un rilancio della biblioteca, che era tornata a garantire l’apertura pomeridiana, dal mese di settembre 2017 si è tornati all’apertura in orario solo antimeridiano (cinque giorni su sette), con in più due pomeriggi (martedì e giovedì).

Col passaggio alla Regione sono stati disdetti gli abbonamenti ai quotidiani, e l’unico che continua ad essere consultabile è Il Centro, per il solo fatto che è soggetto al diritto di stampa, e quindi è tenuto per legge a depositare in biblioteca le proprie pubblicazioni.

L’acquisto di nuovi libri è ridotto all’osso. Il sistema wifi non funziona più. Il personale attualmente è ridotto a sole quattro persone (di cui una impiegata part-time), e nonostante l’attaccamento all’istituzione e la volontà chiara di onorare il proprio impegno, assiste al declino dell’istituzione con un senso d’impotenza e d’incredulità, anche nei confronti del disinteresse generale nel quale questo declino si compie.

È necessario che la nostra comunità prenda a cuore il destino della Tommasiana, che è al tempo stesso il luogo della memoria e il pegno del futuro degli aquilani.

(e.f.)

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