Infn: Sox a prova di esplosione nucleare

Ferroni: “Tungsteno ci protegge, all’esterno solo neutrini. Insensato dire ‘no perché nucleare”.
“Il laboratorio del Gran Sasso ha già ospitato un generatore di neutrini del tipo che si sta preparando per l’esperimento Sox. Questo oggetto, autorizzato da tutti gli organi competenti, sarà un paradosso, ma è a prova di esplosione nucleare”. Lo ha detto il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni, a margine dell’inaugurazione dell’esperimento Cuore (Cryogenic underground observatory for rare events), rispondendo alle domande dei cronisti sulle polemiche seguite alla scoperta di un trasporto di prova dell’esperimento Sox che, dal prossimo anno, porterà materiale radioattivo, Cerio-144, sotto la montagna.
Materiale che, ha ricordato Ferroni, è “in un contenitore di tungsteno che lo protegge da ogni interferenza e protegge noi.
All’esterno del contenitore – ha aggiunto – produce solo neutrini che si aggiungono ai miliardi che il Sole ci manda, ma che non fanno male”. Sempre sulla sicurezza, Ferroni ha ricordato che il laboratorio “deve essere schermato da ogni tipo di radiazione possibile: qui ammettiamo solo i neutrini o la mitica materia oscura, non altro”.
Esperimento Sox: Infn, insensato dire ‘no perché nucleare’
“Daremo spiegazioni a chiunque abbia una domanda sensata. Tutto è permesso, ma dire ‘no perché è nucleare’ non è un’opzione. C’è un limite a quello che è un civile dibattito”. Così il presidente dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn), Fernando Ferroni, risponde alle richieste di sospendere l’esperimento Sox, arrivate dal vice presidente della Regione Abruzzo, Giovanni Lolli, e da associazioni ambientaliste e cittadini, dopo la scoperta di un trasporto di prova di materiale radioattivo, Cerio-144, trasporto che avverrà effettivamente nel 2018 nei Laboratori Nazionali del Gran Sasso.
Lolli: Modalità silente
Nell’ambito di un tavolo interistituzionale sul sistema acqua del Gran Sasso, la Regione ha contestato la modalità ‘silente’ con cui è avvenuto il trasporto di prova due settimane fa. “Credo ci sia stato un malinteso tra Prefettura, noi e Regione – dice Ferroni – Credo che la Prefettura abbia chiesto al direttore dei Laboratori di non diffondere la notizia di questo trasporto che, peraltro, non è che sia una cosa che non si vede: è un camion con contenitori speciali usati per trasportare sorgenti. Se si viaggia in autostrada e si guarda con attenzione, in Italia si trasportano sorgenti, di natura diversa da questa, dai centri di produzione dei radioisotopi in tutti gli ospedali”. Per il presidente Infn “la parola nucleare dà luogo a immediati brividi, ma tutto va spiegato con pazienza e attenzione, partendo dal fatto che l’Italia è un Paese dove le leggi sul controllo della radioattività sono molto severe”. “Tutto il processo autorizzativo che ha avuto questo generatore di neutrini è stato conforme alle leggi italiane e tutti gli organi competenti lo hanno esaminato” ha assicurato. Questo, per Ferroni, “non esime i ricercatori dell’esperimento da un’azione di spiegazione per chiunque abbia una domanda sensata”.
L’attacco di Forum H2O
“Poichè ci piace ragionare con dati e numeri e non con frasi ad effetto, quando vedremo tutte le carte verificheremo anche se il contenitore effettivamente resiste alle temperature generate da un’esplosione nucleare, giusto per un gioco per verificare l’attendibilità dell’affermazione del Presidente. Già da ora ci permettiamo di fargli notare che il tungsteno fonde a poco più di 3.400 gradi e che una bomba atomica produce una temperatura ben superiore.
In realtà, perchè siamo concreti e rimaniamo attaccati alla realtà, il Presidente farebbe bene a chiarire alcuni aspetti su ben altri tipi di rischio oltre a farci capire come intende derogare all’Art.94 del Decreto 152/2006 che impone il divieto di stoccaggio di sostanze radioattive, anche schermate, nell’intorno di una captazione idropotabile.
Sul rischio sismico si omette di dire che gli apparati nei Laboratori sono sì progettati per reggere scuotimenti importanti ma, da quanto ne sappiamo (e il direttore in contradditorio a Isola del Gran Sasso non ci ha risposto), non sono progettati per reggere un’eventuale dislocazione generata da una faglia. Si pensi a quanto accaduto sul Vettore, con lo spostamento di oltre un metro tra un lembo e l’altro della frattura.
Facciamo notare che dentro i laboratori corre una faglia che nel 1994 si è mossa (è monitorata con un interferometro). Tra l’altro in caso di dislocazione probabilmente ci sarebbero problemi enormi ai tunnel autostradali che sono l’unico modo per raggiungere i laboratori.
Sul fattore umano basterebbe ricordare che il disastro Germanwings avvenne per un suicidio di un pilota che portò il suo aereo a schiantarsi con 150 persone a bordo sulle Alpi. Un fatto imprevisto ma avvenuto. Anche su questo il direttore dei Laboratori non è riuscito a rispondere ad Isola del Gran Sasso*.
Sul possibile scenario incidentale con effetto domino con Borexino (o con altri esperimenti) ci permettiamo di ricordare che già oggi i Laboratori sono un Impianto a Rischio di Incidente Rilevante in base al D.lgs.105/2015 e che basta leggere il Piano di Sicurezza Esterno per capire tutti i limiti che riguardano la possibilità di gestire i rischi collegati a sostanze pericolose in un laboratorio sotterraneo con scarsa possibilità di intervento in caso di incendio di vaste proporzioni.
Teorie? Peccato che il Presidente si sia guardato bene dal ricordare che lo scorso agosto 2016 i laboratori sono riusciti nella difficile prova di perdere del diclorometano cancerogeno nell’acqua dell’acquedotto a partire da una vaschetta con una sequela di errori tragicomici, se non fosse stata una cosa assai seria.
Vogliamo scomodare precedenti illustri che hanno coinvolto lo stesso Borexino, anch’esso teoricamente a prova di perdite? Vediamo che storia e fatti non hanno insegnato nulla”.