Come ci vede il mondo

La foto sul curriculum, il nostro outfit al primo appuntamento, come portiamo la giacca al colloquio di lavoro, il selfie alla riunione dei compagni di liceo, la pettinatura giusta per il vestito da damigella, il colore del cappotto che abbiamo comprato ai saldi, la storia Instagram di una giornata con gli amici al mare: non c’è modo di scappare dalla maniera in cui il mondo oggi amplifica la nostra immagine, così come non c’è modo di scappare dalla maniera in cui il mondo ci mostra come sono gli altri.
Prima, il raggio di comunicazione, per quanto ampio, si fermava entro certi limiti – la nostra città, il locale in cui eravamo, i nostri colleghi di lavoro – mentre oggi anche la nostra pagina Facebook, la bacheca della nostra amica o il profilo di un amico di un altro amico su un qualsiasi social network diventano canali in cui osservare ed essere osservati, termini di paragone, contatori di apprezzamento, luoghi in cui guardare l’immagine perfetta che gli altri creano di sé e sentirsi inadeguati.
Insomma, il mondo è cambiato e noi dobbiamo stargli dietro, consci sia del fatto che non è tutto oro quello che luccica, sia del fatto che non dobbiamo sottovalutare la nostra posizione, pensando di non essere guardati.
Mi capita spesso di vedere uomini e donne che hanno uno stile inadeguato: persone che rivestono ruoli importanti o cariche istituzionali e che non riescono a esprimere un’immagine coerente con il ruolo che rappresentano; persone che, nel tentativo di valorizzarsi, cadono nella trappola del too much, mescolando troppi stili, troppo trucco e troppi accessori; persone che invece di vestirsi si «coprono» e che, credendo di nascondere i propri difetti dietro un abbigliamento da «non mi importa dell’esteriorità», non fanno altro che urlare al mondo tutte le proprie insicurezze.
È chiaro che la bellezza e l’aspetto fisico non sono al primo posto nella scala dei valori che ci fondano e infatti non è di questo che si tratta: il lookmaking ha a che fare con il creare una corrispondenza tra l’esterno e l’interno, in modo che la nostra immagine abbia un significato, un’estetica che riesca a contenerci anche filosoficamente.
Io so bene di cosa si tratta, visto che il viaggio che ho fatto per arrivare al mio look attuale è iniziato proprio nel momento in cui ho capito che stavo lasciando agire su me stessa dei condizionamenti esterni e che le mie scelte erano dettate da fattori che non c’entravano niente con me. Capirlo mi ha portato a stravolgere il mio modo di pensare, rendendomi consapevole che avrei potuto essere unica e che avrei potuto rendere il «mio» stile l’arma migliore che avevo per farmi percepire all’esterno.
Che tu sia una professionista o un papà, che tu sia adolescente o adulta, che tu abbia già il lavoro che vuoi o stia inseguendo qualcosa, di certo, hai voglia di trasformare il tuo look per dare alla tua vita un’ondata nuova da seguire. E allora faremo questo, faremo tutto quello che fino ad ora non sei stato disposto a fare.
Continuate a seguirmi, vi darò suggerimenti e trucchi per il vostro “nuovo look”.
L.C.