RicostruiAMOci, la ricostruzione che guarda al futuro

24 novembre 2017 | 17:54
Share0
RicostruiAMOci, la ricostruzione che guarda al futuro

Una occasione per parlare di passioni, progetti, eccellenze del territorio attraverso la viva voce di chi, dopo il terremoto, a L’Aquila è voluto rimanere e ce l’ha fatta.

“Perché RicostruiAMOci 2? Perché serve ancora”

dice a Il Capoluogo il presidente dell’Ordine degli Ingegneri Elio Masciovecchio.

“Parlo da ingegnere: noi pensiamo spesso alla ricostruzione materiale, quella dei palazzi, delle abitazioni. Ma già dall’anno scorso abbiamo sentito l’esigenza di mettere in evidenza quella immateriale. È un modo per poter coinvolgere la cittadinanza e far capire che a L’Aquila ce la possiamo fare”.

Tanti testimonial, tanti speaker di eccellenza oggi alle 18 alla Basilica di San Bernardino testimonieranno che sì, L’Aquila è piena di eccellenze e che bisogna guardare al futuro con ottimismo: prevista la partecipazione di circa 15 personaggi tra imprenditori, musicisti, artisti, architetti, sportivi, docenti universitari ed altro ancora, protagonisti, con le loro passioni, di progetti e idee, capaci di cambiare la propria vita.

Di questo parleranno, sul palco, gli attori presenti, tra cui Luciano Ardingo, imprenditore, Andrea Masi, rugbista, Davide Cavuti, compositore e autore letterario, Roberto Grillo fotografo ed artista, Maurizio Leopardi, docente universitario tanti altri interpreti della scena sociale aquilana e non solo.

“È una manifestazione dedicata ai giovani che vogliamo che rimangano sul nostro territorio: abbiamo tanti motivi di orgoglio attorno a noi e l’orgoglio è quello che serve per guardare al futuro”

continua Masciovecchio.

Un altro volto dell’ingegneria, forse quello che non ti aspetti, che non passa necessariamente attraverso il pc e i calcoli più rigidi, ma una professione aperta al territorio, che si assume la responsabilità di farne da collante, per farlo crescere adeguatamente.

“Come ingegneri siamo chiamati ad essere cerniere per lo sviluppo. Siamo abituati a farlo e non possiamo che constatare che la ricostruzione privata va bene, benissimo. Quella pubblica è andata al rallentatore ma adesso c’è un cambio di schema. La vera svolta per andare avanti, appunto, con orgoglio, è rilanciare la ricostruzione immateriale per portare il futuro”