Tribunale L’Aquila: protesta contro il 41 bis di Lioce






di Francesca Marchi e Alessandra Prospero
In occasione della terza udienza che vede protagonista la terrorista componente dell’organizzazione armata di sinistra Nuove Brigate Rosse-Nuclei Comunisti Combattenti, rinchiusa al super carcere delle Costarelle dell’Aquila dal 2003 in regime di 41 bis, la protesta dei Solidali.

Sono una sessantina i manifestanti e via xx Settembre è “presidiata” da forze dell’ordine.

Lungo le palizzate che cingono il tribunale compaiono striscioni con su scritto: “Libertà per Nadia Lioce”; “41 Bis = Tortura”.

E’ di ieri la scritta allarotonda di Santanza in difesa della Lioce che tanto ha fatto discutere la città. Anche lì stessa scritta, contro il carcere duro, che anticipava quanto sarebbe accaduto oggi.

Al 41 bis di Lioce si sommano altre restrizioni
E’ sotto processo per contestazioni di natura contravvenzionale: Si tratta di oltraggio a pubblico ufficiale per aver insultato più volte un agente penitenziario e ha più volte disturbato la quiete del carcere.

Per l’accusa, l’ergastolana avrebbe battuto per protesta una bottiglia di plastica sulle sbarre di ferro della sua cella causando rumore intollerabile. Comportamenti, forse troppe volte ripetuti, che hanno indotto gli agenti di polizia penitenziaria a inviare gli atti alla Procura che poi ha mandato le carte in tribunale.
“La Lioce”, dicono i Solidali, “è condannata al silenzio in una cella di due metri per due, posta alla fine di un lungo tunnel sotterraneo che si affaccia sul nulla. Le è concessa solo un’ora d’aria al giorno in una vasca di cemento dove il sole non si vede mai. Inoltre non può detenere libri”.
Nadia Lioce due giorni fa è comparsa in videoconferenza:
“Sono pronta a essere processata”, ha detto “anche se non mi è mai arrivata la notifica”. Il giudice onorario Quirino Cervellini con il pm Ilaria Prezzo e l’avvocato di ufficio Nicoletta Ortenzi sono i protagonisti di questo nuovo percorso giuridico della brigatista, vista anche l’assenza degli avvocati di fiducia dell’imputata. Subito dopo l’inizio del processo il Movimento femminista proletario rivoluzionario aquilano, che ritiene la Lioce una prigioniera politica, ha diffuso a luglio un volantino nel quale si chiede di revocare il 41 bis alla detenuta foggiana.
