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Dopo Rigopiano il nulla

27 novembre 2017 | 14:15
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Dopo Rigopiano il nulla

 Tornano alla cronaca le tragiche vicende di Rigopiano; stanno emergendo probabili sottovalutazioni della situazione di emergenza, e su questi aspetti la Magistratura farà chiarezza. Se ci avessero ascoltato ! Da oltre 15 anni chiediamo interventi.  Qualcuno ne tenga conto nel valutare le responsabilità.

 A noi dell’A.Di.S.  preme sottolineare come nel corso dei convegni organizzati da oltre 15 anni e con costanti sollecitazioni sulla stampa, abbiamo riproposto il tema valanghe,  ma sembra che in una regione montuosa come l’Abruzzo il fenomeno sia tenuto in conto solo per gli aspetti legati alla pratica dello sci. Se, infatti, le piste principali degli impianti sciistici regionali sono sostanzialmente monitorate e sufficientemente protette dal pericolo valanghe, altrettanto  non si può dire per larga parte del territorio, in specie per i versanti più acclivi al di sopra dei 1000-1200 mslm e soprattutto per le strade provinciali e regionali.

L’Associazione Nazionale Difesa del Suolo – che annovera tra i propri Soci tecnici qualificati ed esperti di settore –  ha più volte evidenziato, inascoltata dagli organi preposti, l’esigenza di una Carta Regionale del Rischio Valanghe insieme al Catasto delle Valanghe due strumenti, indispensabili in area montana, di pianificazione territoriale per gli insediamenti antropici, le strutture ricettive, per le infrastrutture, ma anche per la migliore gestione delle aree protette, delle aree turistiche, sia per la pratica sportiva che per l’escursionismo invernali. Sono stati avviati percorsi amministrativi per la redazione dei piani, ma fino ad oggi  NULLA è stato concretizzato, soprattutto nessuna opera di messa in sicurezza ha visto la luce.

 Non si può consentire un insediamento urbano, tracciare una strada, edificare un albergo, svolgere un’attività turistica sotto un versante a rischio valanga;  e sono molti i siti in Abruzzo nei quali insediamenti e strutture viarie sono stati realizzati nel tempo senza tenere conto del pericolo ogni inverno immanente e della memoria “storia” delle valanghe degli ultimi due secoli. L’esperienza degli avi ha fatto si che i centri montani siano arroccati in posizione sicura, ma non altrettanto si può dire per le aree di espansione, produttive, le nuove strade, non escluse quelle che collegano i centri turistici invernali e gli impianti di sci.

Sistemi di protezione adeguati ed innovativi.

Per non parlare gli interventi di protezione. Nel passato le opere di forestazione hanno garantito un minimo di protezione ai centri abitati;  oggi non si interviene sulla montagna se non sporadicamente, e con modalità diversificate e non sempre adeguate.

Il più efficace, sicuro e duraturo sistema di protezione è costituito oggi da un accurato studio dei siti valanghivi, abbinato a simulazioni con gli specifici software ed alla posa di reti fermaneve in acciaio.

Un sistema diffuso di monitoraggio automatico ed allarme.

In attesa dei cospicui fondi necessari per la messa in sicurezza dell’intero territorio abruzzese si possono installare sistemi di monitoraggio ed allarme, utili anche per la fase di studio cartografico, la previsione e la prevenzione.

La valanga non aspetta la burocrazia: il rischio torna ogni anno.

Mentre la burocrazia cammina con piedi di piombo i pochi fondi stanziati in alcuni centri abruzzesi sono fermi al palo. Confidiamo; in specie a Lama dei Peligni dove si passi subito alla fase progettuale dopo oltre un anno dallo concessione dei fondi.

Le aree a rischio “storico”.

Il pericolo continua a sussistere, a nostro avviso e sulla base degli eventi storici, anche in altri siti :

– sulla strada del Vasto, dall’uscita Autostradale di Assergi al Passo delle Capannelle,  che porta al Borgo di San pietro alla Jenca dove è situato il Santuario dedicato al Beato Giovanni Paolo II;

– a Campo Felice, dove abbiamo più volte segnalato come la strada che collega l’uscita autostradale di Tornimparte alla Piana ed agli impianti di sci sia ad alto rischio valanghe e che le strutture (paravalanghe) di prevenzione presenti sono anacronistiche, non sono affatto adeguate e sufficienti;

– sulla provinciale che da Gioia apre la porta del Parco Nazionale d’Abruzzo,

– sulla SP 479 per  Scanno,  e per finire, ma senza essere stati esaustivi:

– l’area di Fonte Cerreto e quella sulla quale insistono i Laboratori esterni dell’INFN.

Un corso di laurea specialistica per lo studio delle valanghe.

Non ultimo, debbono crescere le competenze professionali, di tecnici ed imprese, e la stessa Università degli Studi di L’Aquila dovrebbe favorire lo studio dei fenomeni valanghivi e dei rischi in area montana con un corso di laurea specialistico, affinché anche in Abruzzo crescano professionisti qualificati e specializzati sulle emergenze in area montana senza dover ricorrere, come spesso accade. alle esperienze maturate in ambito alpino, non riproponibili alle nostre latitudini (non ci possiamo sempre affidare ai “trentini” come se da noi fossero tutti incapaci !!!).