Santa Barbara, gli Artiglieri onorano la vigilia

Stamane, alla vigilia della festività di S.Barbara, la Sezione aquilana dell’Associazione Artiglieri ha voluto onorare la propria protettrice con la deposizione di un tributo floreale al monumento dedicato alla santa in Piazza D’Ajala.

Dopo la cerimonia presso il monumento è stata celebrata una messa presso la caserma Pasquali che, nel pomeriggio, apre ai visitatori le proprie sale museali.

A margine della cerimonia IlCapoluogo ha intervistato il presidente della Sezione Artiglieri dell’Aquila, il generale in pensione Antonio Laudante, sul significato della ricorrenza e sull’importanza che l’artiglieria riveste nel quadro delle moderne forze armate.
Generale, perché S. Barbara è protettrice dell’Arma dell’Artiglieria?
«Per via degli attributi che contraddistinguono la sua figura. S. Barbara visse nel sesto secolo, figlia di un nobile pagano si convertì al cristianesimo e per questo fu arrestata e imprigionata. Fu condannata al rogo ma, dal momento che le fiamme non intaccavano il suo corpo, fu il padre stesso a decapitarla per poi essere a sua volta incenerito da un fulmine. La sua figura fu quindi venerata da tutti coloro che nella vita avevano a che fare con il fuoco e le esplosioni, oggi è la santa patrona di artiglieri, genieri, artificieri, minatori e pompieri».
Quanto è importante l’artiglieria per gli eserciti moderni?
«L’artiglieria rimane fondamentale, anche se oggi può sembrare il contrario. Le condizioni in cui i nostri eserciti si trovano a combattere sono infatti cambiate dalla Prima Guerra Mondiale, quando si potevano vedere file di cannoni che sparavano
ininterrottamente contro le postazioni nemiche».
Quindi è dal primo conflitto mondiale che il ruolo dell’artiglieria si è andato ridefinendo?
«Sì, è stato un percorso che ha visto i cannoni spostarsi dagli affusti ai carri armati e da questi alle piattaforme missilistiche ed ai droni. Bisogna tuttavia tenere presente che il ruolo degli obici non è stato ridimensionato».
Sembra una contraddizione
«Invece non lo è: i droni ed i missili sono mezzi formidabili per distruggere specifici obiettivi con estrema precisione ma, quando la fanteria deve avanzare, la copertura adeguata viene fornita ancora dai cannoni seppure in maniera molto diversa da come
avveniva sul Carso nel ’15-’18».
Come viene utilizzata l’artiglieria nelle guerre odierne e quali differenze ravvede tra i moderni pezzi e quelli che ha utilizzato lei quando era in servizio?
«La tecnologia ha completamente rivoluzionato il funzionamento dei cannoni, ai miei tempi per ogni pezzo c’erano più inservienti che dovevano orientare il tiro sulla base dei loro calcoli e di quelli dell’ufficiale di collegamento che, da una collina, osservava con il binocolo dove andavano a cadere i proiettili. Ora queste sono immagini da documentario storico, un cannone moderno necessita di un solo attendente che si avvale di coordinate GPS fornite in automatico dai satelliti».
In sostanza niente più assedi e duelli di artiglieria?
«La guerra moderna si combatte in maniera dinamica, con il tiro in movimento, non vedremo mai più i martellamenti della Prima Guerra».