Giorgio Empler, storia di un Decano innamorato della vita

di Roberta Galeotti
I ricordi sgorgano come l’acqua di una sorgente, zampillano vividi tra le pagine ingiallite di un album custodito con cura. Affiorano con i profumi ed i colori di un mondo lontano, reso straordinario dai valori e dai principi di un uomo illuminato che ha dedicato la sua vita all’amore.
«Ricordo la tristezza della fame
La mia giovinezza è stata segnata dalla sofferenza. Era il 1930 a Roma in una famiglia di 5 figli.
Tra guerra e fascismo i miei ricordi sono pieni di sofferenza, di una vita tanto lontana dal benessere di oggi.
Eravamo 5 figli, 2 femmine e 3 maschi, in una famiglia in cui lavorava solo mio padre.
Alle elementari tutti portavano la merenda, mentre noi non ce la potevamo permettere. Ho dei ricordi stupendi dei miei genitori, che hanno permesso di studiare fino al diploma a tutti e 5. Ci hanno insegnato l’onestà.
Tutti stavano bene durante il fascismo, però bisognava essere fascisti».
Giorgio Empler, geometra d’altri tempi
Giorgio Empler è un geometra di una volta, quelli vecchio stampo e tutto d’un pezzo, il cui più grande valore è la correttezza.
La sua lunga carriera inizia come topografo al Catasto di Roma, poi entra nella Stirling Astaldi e parte «per l’Uganda. In Africa nel 1955, con un contratto di 3 anni. Inizio come disegnatore e poi mi trasferisco in Tanzania, ad Iringa, per costruire un collegio per studenti. Poi ho lavorato alla fornace, ho fatto il topografo e poi il soil engineer, campionavo i terreni».
Giorgio Empler è rimasto in Africa dal 1955 al 1984.
«Nel 1958 percepivo 80 sterline al mese.
Ho trascorso 3 anni in Iran con l’impresa Giovannetti, come topografo percepivo 320 mila lire, quando c’erano stipendi da 35 mila lire in Italia». Giorgio ha condotto una vita onesta e corretta, nel rispetto degli usi e dei costumi locali, «Ti devi adeguare alle abitudini di dove vai – ha spiegato -. I musulmani pregavano mentre facevamo il getto dei calcestruzzi, avevamo bisogno di un permesso per non farli fermare».
Poi sceglie di passare con i tedeschi della Granit, rimanendo sempre in Iran. Gli vengono affidati dei lavoratori egiziani, che parlano il vero arabo. «Parlavo un po’ di inglese e un po’ di arabo». Nel 1962 vuole tornare a casa per l’8 dicembre. Sua sorella ha una profumeria in via Quattro Fontane vicino via Nazionale, Giorgio va a darle una mano nel periodo natalizio e vede Maria Grazia, gli batteva il cuore solo a vederla da dietro. «E’ arrivata al negozio per i regali di Natale, il cuore ha iniziato a battermi forte. Avevo la Lancia Appia terza serie, all’epoca era un macchinone.
Ho sentito l’energia solo a guardarla!
Ho dato retta al cuore, tanto le donne non le conoscerò mai! Ho detto ‘io la voglio sposare’ la stessa sera che l’ho conosciuta. Lei ha detto di sì, perchè aveva sentito la stessa energia». Giorgio sposa così Maria Grazia Pedinotti, oggi Gran Maestro del Sovrano ordine Massonico d’Italia.
Giorgio passa in Cogefar e si trasferisce in Nigeria per la realizzazione del porto di Apapa Legos. «Eravamo 20 persone, preparavamo il fondo della laguna con i palombari, preparavano il sottofondo per i blocchi da 35 tonnellate da poggiare sul fondale.
Poi Giorgio torna in Italia per 3 anni a lavorare all’autostrada del Sole, alla Salerno Reggio Calabria, lavorando alla contabilità lavori e, in fine, a Taranto.
«Una vita ramenga – ci confessa Giorgio perso nei suoi ricordi – e infatti siamo tornati di nuovo in Africa. Fu proprio mia moglie Maria Grazia a vedere una ricerca per un geometra per l’Africa e a fare domanda. Era la Stirling Astaldi di nuovo in Africa, in Tanzania, ma allora si chiamava Tanganica».

Il percorso iniziatico di Giorgio Empler
Nel 1974 comprano casa all’Elba e conoscono delle persone vicine alla massoneria. Questi nuovi amici fanno il loro nome alla Gran loggia d’Italia.
Giorgio e Maria Grazia vengono contattati da palazzo Vitelleschi. «Mi ha riconosciuto in mezzo alla gente e mi ha tegolato a cena – ci racconta il Decano -. L’ordine misto ha consentito anche a Maria Grazia di entrare. Era il 14 dicembre 1984 siamo stati iniziati in una loggia di sette persone, che con il nostro ingresso divenne di nove fratelli.
So di essere una persona illuminata. L’amore per la vita ha mosso tutte le mie scelte.
Giorgio diventa intanto Deputy agent, ma resta sempre l’umile uomo di sempre. Impegnato nella costruzione del ponte sul lago Tanganika, conosce una famiglia di inglesi, anch’essi massoni.
Finalmente comprano casa a Roma.
Tornano in Nigeria con la Cogefsar, per cui Giorgio svolge un ruolo di capo area manager a Kano, dove restano 3 anni, fino a dicembre 1984, qunado rientrano in Italia definitivamente.
Nel 2005 abbandonano la Gran Loggia d’Italia «perchè i contenuti si erano allontanati dall’esoterismo, era politica. Insieme a circa 200 fratelli fondiamo il Somi, Sovrano Ordine Massonico d’Italia», di cui Giorgio diventa Gran Tesoriere.
«Massoni si nasce, non si diventa. Esorto tutti a leggere la Livella di Totò, per comprendere il percorso iniziatico di Antonio De Curtis e la sua descrizione della morte iniziatica. Una volta purificato dai metalli l’uomo è pronto per intraprendere il suo cammino iniziatico servendosi della livella.
Partecipare ai lavori significa conoscere se stesso.
Amore, è la parola ricorrente di Giorgio Empler.
Ognuno è dio di se stesso. Dio non esiste.
Conosci te stesso, da cosa parte l’amore che hai x quello che fai? Dal tuo cuore».
