L’Aquila Calcio, questione Cafiero. Parla il procuratore Schiraldi

Il procuratore Schiraldi: “Se avesse avuto la possibilità, lui sarebbe andato. Resta in un gruppo a cui è legato. L’Aquila? Deve risolvere i problemi e dare chiarezza alla piazza”.
Di Claudia Giannone
Dopo giorni di voci riguardanti la cessione di Claudio Cafiero (foto di Gino De Meo) ad una compagine di Serie C, arriva la decisione: il giocatore resterà a L’Aquila.
Ma davvero la decisione è totalmente del difensore rossoblù e dipende dal legame instaurato con il gruppo?
Nessuno mette in discussione l’ottimo rapporto con la squadra, ma probabilmente Cafiero sarebbe stato pronto a partire per il salto di categoria. E sarebbe stato più che comprensibile, soprattutto vedendo la situazione di instabilità che, ormai, sembra essere divenuta normale a L’Aquila. Basti ricordare le parole di Michele Boldrini nel postgara contro la Vis Pesaro: “Non chiediamo più nulla alla società, tanto sarebbe inutile“.
Ogni società è libera di decidere dei propri giocatori, ma di certo vanno valutate tante situazioni. Ad intervenire ai microfoni de IlCapoluogo.it è il procuratore del difensore (che a L’Aquila ha portato molti giocatori, attualmente Boldrini e De Iulis) Giuseppe Schiraldi.
“Sono abbastanza amareggiato, ma la mia amarezza non è quella del giocatore. Credevo che se un giocatore, in questa situazione, avesse avuto un’offerta importante in una categoria superiore, non ci sarebbero stati problemi. Se avesse avuto la possibilità, lui sarebbe andato. Ma Claudio è un professionista: si attiene a ciò che gli viene comunicato dal proprio datore di lavoro. Dal momento in cui un ragazzo, per forza di cose, sceglie di rimanere, si trova comunque, fortunatamente, a rimanere in un gruppo a cui è molto legato. Ne prendiamo atto e andiamo avanti, nel rispetto dei ruoli. Ho grande rispetto per il gruppo, per il mister e per la persona di Giulio Dionisi. Gli altri non mi interessano“.
“Se non ci fosse stato Dionisi”
l’unico, ha specificato, con cui lui stesso ha contatti e con cui ha trattato la questione Cafiero
a dicembre ci sarebbe stata una diaspora: il gruppo con lui si era ricompattato. Vedremo nel prossimo futuro se la nuova amministrazione farà ciò che ha detto. Se a maggio le promesse fatte non saranno state mantenute e gli stipendi non saranno stati pagati, vorrà dire che qualcuno ha sbagliato. Noi siamo ciò che facciamo, non ciò che raccontiamo. Ognuno fa il suo passato e non tutti lo hanno semplice. Ma il male del calcio è l’omertà: restare in silenzio di fronte a certe situazioni non fa bene”.
A Cafiero non sarebbero state promesse particolari mensilità in periodi di tempo stabiliti ma, come sempre, garanzie sui rimborsi. Per lui come per tutti gli altri.
Ma, da considerare, ci sono sempre questioni di tutt’altra natura che restano ancora in sospeso e dubbi che attanagliano la tifoseria. Dubbi sul passato, sul presente e sul futuro. E, forse, questi tre momenti non sono sempre da considerare così divisi l’uno dall’altro.
“Non vorrei che la storia di Cafiero vada a coprire altre problematiche: L’Aquila Calcio deve risolvere i suoi problemi, pagare gli attuali stipendi e ripianare i debiti per un futuro più roseo. Spero che ci siano condizioni migliori e si possa lottare per qualcosa di importante: lo merita la città, lo merita la piazza, lo meritano i tifosi che, come sempre, sono le prime vittime di questa situazione. Questa piazza, dopo anni di sofferenze sportive, merita chiarezza e trasparenza”.